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distinguere queste sensazioni, che deve imparare a conoscere qual’è il dito pollice e quale il mignolo, chi sono questi noi, se non c’è una anima? Vedete! voi negate l’anima, e poi parlate come se l’aveste.

Filosofo — Ma sentite tutto prima di rispondere. «Nelle dita minori dei piedi, che ci sono meno famigliari di quelle delle mani...»

Ignorante — Famigliari a chi? Ecco dunque il noi e perciò l’anima!

Filosofo — «... le diverse sensazioni sono già meno distinte; e siamo costretti per accertarci, che il dito toccato è l’uno piuttosto che l’altro, di portarvi la mano».

Ignorante — Benissimo! E così diviene credibile un fatterello da me creduto finora una barzelletta. Un pover’uomo cadde da un’altura, e credette essersi fracassata una gamba. Tenendola stretta con ambe le mani andava gridando con quanto fiato aveva: povera la mia gamba! Mi sono rotta una gamba! Portato all’ospedale, collocato sul letto, visitato dal medico, povera la mia gamba! seguitava, tenendola stretta. Ma su di buon animo! esclama il medico, la gamba è sana sanissima. Ah! signor dottore, soggiunse a gran fatica il poveretto, la mi scusi: la è quest’altra la rotta, quest’altra!! Poveretto! non aveva ancora acquistata una cognizione chiara e sicura delle sue gambe, anzi di nessuna, perchè ambedue erano sane. Era un filosofo positivista ancora in erba! — La prima ragione è molto bella, e la seconda?

Filosofo — «La seconda ragione è poi quella che abbiamo accennato sopra della forza».

Ignorante — Scusate: allora io non era a scuola: favorite di ripetermi la lezione.

Filosofo — «L’atto del moto volontario delle membra è in noi accompagnato da una sensazione speciale, la sensazione della forza muscolare».

Ignorante — E chi eccita questa forza muscolare? E questa sensazione è causa o effetto del moto volontario?

Filosofo — A poco per volta. «Le fibre muscolari,