Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
Prefazione | 5 |
pure in Mantova, l’anno medesimo. Come si può immaginare la polemica verte sui principî fondamentali ivi espressi, del Positivismo, e specialmente sulla natura dell’anima e del soggetto, sulla cognizione e la certezza, sul fondamento della Morale; e Ardigò non avea torto — come si vedrà leggendo — di richiamare il Rota, nel corso della discussione, al Vangelo e alla lealtà.
Un particolare interesse per la ricostruzione della vita e la delineazione del carattere dell’Ardigò presenta la Pol. III, contro la Gazzetta dell’Emilia (1883). L’Ardigò si difese assai brillantemente nella Gazzetta di Mantova contro l’accusa ivi lanciatagli, evidentemente per puro odio di parte, di «liberale dell’ultima ora» e «reazionario»; e dimostrò, quanto all’infallibilità del Papa, com’egli abbia seguito fino da principio quello ch’egli chiama «l’istinto della razionalizzazione del suo pensiero»; nè gli poteva riuscire difficile di addurre le prove del suo «liberalismo risoluto, notorio, ardente e battagliero» professato fino dalla giovinezza.
Del medesimo spirito liberale è testimonianza la Pol. IV, del 1903, contro la Massoneria. Egli avea dichiarato, e sostenne poi rigorosamente, che la Massoneria in uno Stato libero è un non senso; e che a combattere l’oscurantismo è più efficace l’opera indefessa ed aperta di educazione e di elevazione civile che non l’opera tenebrosa e nascosta di una setta; e che coll’esistenza di questa la gran massa popolare non può che perdere la fiducia nella giustizia pubblica del proprio paese, nell’idea che la massoneria sia poi in fine un’associazione d’interesse pei soci a danno di quelli che non vi appartengono. Questa coraggiosa dichiarazione gli fruttava, com’egli