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102 | Scritti vari |
denza coll’oggetto che sono io; e quindi voi ritornate così a ragionare all’antica.
Filosofo — Mai più, mai più. I filosofi fin’ora non hanno capito che cosa sia verità volendola riferire a certe loro pretese idee assolute, necessarie, universali, eterne, ecc. ecc.
Ignorante — Roba troppo fina. Io ho bisogno di cose chiare, come a dire: due e due quattro; quattro e quattro otto; eccetera.
Filosofo — Benissimo! Premetto dunque che tutti gli atti psichici...
Ignorante - Che, che! Che cosa sono questi atti psichici?
Filosofo — Tutte le cognizioni particolari o astratte, voleri, affetti, ecc. tutti, nessuno eccettuato, sono, o sensazioni o ricordanze di sensazioni. E perciò dipendono totalmente dalla qualità, dalla forma, dall’atteggiamento di qualche organo.
Ignorante — Dunque supposto un altro organismo, p. e. un naso più grasso o più piccolo, un occhio nero, o cilestro, un orecchio più corto come il vostro, o più lungo come il mio, il pensiero dell’uomo sarebbe affatto diverso.
Filosofo — È quello che, senza le vostre scurrilità da ignorante, dico anch’io. Con un altro organismo le cose al nostro pensiero si presenterebbero diversamente; come all’occhio, se gli mettiamo avanti un vetro colorato, si colorano diversamente gli oggetti che osserva.
Ignorante — Chiara, come due e due fanno quattro. Dunque con un certo organismo due e due fanno quattro, quattro e quattro faranno otto; e con un altro organismo due e due faranno sei, e quattro e quattro faranno dodici. Coll’organismo di una forma il circolo sarà rotondo, e con uno diverso il circolo sarà quadrato. L’occhio rivolto alla destra mi mostra la neve bianca, in un altro atteggiamento, volto p. e. a sinistra, me la fa comparire rossa. E siccome la cognizione è vera per sè stessa, e non vi è bisogno di riferirla ad un oggetto, come sarebbe p. e. confrontare