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78 | la loggia di or' san michele |
di trovar delle prove per la plausibile supposizione che a lui si deve la pianta di questo giojello della città.
Della Madonna e dei suoi miracoli non ho più trovato ulteriori notizie particolareggiate, ma avrà seguitato, almeno per un certo numero d’anni, a godere la medesima fama fra i divoti, al pari della Compagnia d’Or San Michele, la quale era sempre tenuta in grandissima riputazione, aumentando di continuo e meravigliosamente le sue ricchezze. Il suo stato primitivo però di disinteressata amministrazione dei beni ad essa assegnati, che è compreso nelle parole del Villani: «sanza acquistare nulla possessione, distribuendosi «tutto a’ poveri»1, non fu di lunga durata. Digià nel 1305, come ci informa il prof. Del Lungo nel suo pregevole lavoro Dino Compagni e la sua Cronica, i Capitani di quella Confraternità chiedevano ed ottenevano dal Comune facoltà di restaurare e fabbricare a loro uso casa e bottega dei casolari de’ Galigai presso la piazza d’Or’ San Michele, disfatti per sentenza di legge2. Nel 1307 poi i loro acquisti sembrano già considerevolmente cresciuti, perchè posseggono case perfino nel popolo di Santa Maria Novella. In un libro d’Entrata e Uscita d’Orto San Michele si trova: «A monna Lapa, vocola (cioè cieca) oste (cioè pigionale) di Giotto dipintore, in sulle fossi dalla Porta dell’Alloro»3. Giotto dunque, stando a Firenze, possedeva una casa appartenente alla Compagnia. Negli anni 1329 e 1339 due provvisioni della Repubblica ci dimostrano, a quale importanza la Compagnia era giunta e quanto fu aiutata dal Comune: nella prima veniamo a sapere che in caso di omicidio un terzo dei beni dell’ucciso si assegnava ai Capitani d’Or San Michele per essere distribuito ai poveri; nella seconda provvisione si
- ↑ G. Villani. Cronica, t. 2, p. 362.
- ↑ Arch. Stat. Fior. Provv. II, c. 65; Consulte, VI, e. 69, 70, riportato in Del Lungo: Dino Compagni e la sua Cronica. Firenze, Le Monnier, 1879 t. s. p. I, e p. 131.
- ↑ D. in Manni: Istoria del Decamerone di Giov. Boccaccio. Firenze, 1742, p. 415 (Giornata VI, Nov. 5).