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la loggia di or' san michele |
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appunto per questa nicchia fu ideata); parlano dei 13 tabernacoli, sottintese le rispettive nicchie da farsi dalle 12 arti maggiori, come pure della figura di bronzo o di marmo di pittura del loro Patrono e a loro spese: dicono, che ognuna si scelga quella faccia che piii le piacesse: ordinano che ogni anno al giorno del rispettivo Santo i consoli dell’ arte cogli artefici facciano offerta e che quella sia della Compagnia per essere distribuita ai poveri di Dio1. Ma strano! non si sente dir nulla dell’architetto o di chi fece il disegno della nuova costruzione. Ecco il Vasari, che ci viene in ajuto: «Taddeo Gaddi seguitò per lo Comune l’Opera d’Orsanmichele»2; ed il Del Migliore afferma dall’altro canto nella sua Firenze Illustrata, che «ne fu architetto Andrea Orgagna»3. Quant’a quest’ultimo, è certo che si intendeva di architettura, come tutti gli artefici del 1300: Lorenzo Ghiberti nei suoi Commentari lo chiama dottissimo architetto, ma con tutto ciò non annovera nemmeno una sola opera di architettura dell’Orgagna compiuta, e non si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione tanto propizia per confortare la sua asserzione, come sarebbe stata l’invenzione del disegno per la loggia di Or San Michele. Rispetto poi a Taddeo Gaddi, Gaetano Milanesi, ultimo editore delle Vite del Vasari, nel Commentario alla Vita del detto artista, ha con maestria e convincente chiarezza provato, che Taddeo in nessun modo poteva essere l’architetto della seconda loggia, anzi tutto per la semplice ragione, che nessun documento e nessuna memoria contemporanea lo comprova nemmeno architetto; e perchè non si trova matricolato all’arte dei Maestri, dei quali il Comune soleva servirsi per i suoi lavori. Capomaestro del Duomo fu in quei tempi Francesco Talenti: e forse un giorno riuscirà
- ↑ Petizione dai Consoli dell’arte della seta ecc.. ai Priori ed al Gonfaloniore di Firenze dal 12 Aprile 1339, riportata nel Gaye op. cit. t. I, p. 46.
- ↑ G. Vasari. Op. cit. p. 576, s. v. Taddeo Gaddi.
- ↑ Del Migliore. Firenze illustrata; 1684, p. 530.