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rassegna bibliografica 423

«in cui le armi austriache sembrarono potere avere il di sopra sulle francesi» la spinse «a mettersi al sicuro a Lucca». Napoleone stesso, per bocca del fido Las-Cases, confessa nel Memorial de Saint-Helène che «sa femme fut reçue à Lucques par le Sénat, et traitée par lui comme l’eût été une très-grande princesse; il vint la complimenter et lui présenta les huiles d’honneur». Il sig. Giannini, co’ documenti alla mano, prova «che se il Senato volle complimentare la moglie del General Buonaparte, come se già fosse stata una testa coronata, non lo fece peraltro esso medesimo collegialmente, ma mediante il sig. Francesco Mazzarosa; perchè troppo alta teneva la dignità del suo ufficio per muoversi dalla sua residenza e andare incontro a chicchessia». Aggiunge inoltre, che non le offrì da sè les huiles d’honneur, «come il Memoriale dice, confondendo così la parte col tutto; giacché, come era solito, dovevano le portate, a lei offerte, contenere una quantità degli olii celebrati dei colli lucchesi, ma ancora molti altri commestibili».

La Giuseppina arrivò a Lucca il 4 d’agosto «fra le ore 5 e 6», e il Mencarelli capitano di guardia ne avvisò la Signoria con questo laconico biglietto: «È entrata da Porta S. Donato la consorte del generale Buonaparte con sei offiziali francesi. Alloggia in città». Per testimonianza del Chelini, «questo arrivo improvviso recò stupore e meraviglia, specialmente per mancarne affatto d’ogni indizio». Il Governo, peraltro, non si perse ne’ panni; «decretò alla medesima un regalo di ventidue portate, che ella ricevve con molta cortesia, dando per mancia cinque luigi doppi». Francesco Mazzarosa ed Eleonora Bernardini «furono destinati a servirla e trattenerla». La sera de’ 5 «godè di un festino in casa del sig. Giuseppe Orsetti», che venne servito «d’ottimi, abondanti e squisiti rinfreschi». Il 6 fu condotta ai Bagni di Lucca, e v’ebbe un pranzo in casa Mazzarosa, «in compagnia di molte dame e cavalieri, che per farle la corte eransi portati colà». La sera de’ 7 tornò a Lucca, e «per proprio comodo si trattenne alla Locanda» (che era quella dello Sciocco) «con una privata conversazione». La mattina degli 8 partì per Pisa, «lasciando la mancia di zecchini due al cocchiere di casa Bernardini, numero tre zecchini alle pubbliche Livree, e pagò il conto alla Locanda in soli venti zecchini, sebbene fosse di quarantotto».

Questo conto però, come osserva il Chelini, «era assai alterato, secondo l’uso de’ Locandieri». Alla Bernardini poi «volle la« sciare una memoria col dono d’un ventaglio guarnito di finissimo «acciaio ed uno sciai da portarsi sulle spalle secondo la moda corrente, che fu il tutto valutato del valore di zecchini trenta».


Massa. Giovanni Sforza.