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416 | rassegna bibliografica |
propria accortezza politica per indurre il governatore spagnuolo di Milano, don Antonio Guzman d’Ayamonto, a concedere ad Enrico III, re di Francia, il passo per la Lombardia.
Il 18 luglio (1574) Enrico III faceva finalmente l’ingresso trionfale in Venezia; e da qui innanzi fino al 15 agosto, giorno in cui egli, attraversata ormai tutta l’Italia settentrionale, entrava in Torino, fu un continuo succedersi di festeggiamenti e di entusiasmi, i signori De Nolhac e Solerti, sulla scorta di numerose narrazioni contemporanee (in specie di quella del Lucangeli)1, e di non pochi documenti archivistici, hanno descritto tutto ciò con una minuzia di particolari, che talvolta apparisce anche eccessiva, e tal altra ingenera nel lettore un senso di stanchezza. A loro è parso bene farci quasi rivivere in tutti i momenti, in tutte le ore di quei giorni, durante i quali Enrico III non si stancò di ammirare e godere le feste che gli si facevano, la galanteria e la ricchezza degli Italiani, le belle forme ed i facili amori delle Veneziane. Ma credo che la storia del costume si sarebbe avvantaggiata ugualmente, anche se il libro fosse stato composto con maggior parsimonia.
Del resto, è un lavoro frutto di lungo studio e di pazienti ricerche, come apparisce anche dall’abbondantissima bibliografia delle stampe e dei manoscritti, dalla numerosa appendice di documenti, che adornano il volume; è uno studio accurato, che getta molta luce su tutta la seconda metà del sec. XVI in Italia. Niente, meglio che questa descrizione di omaggi spesso servili resi ad un re straniero, potrebbe farci capire la decadenza politica degli Italiani. Ma allieta in pari tempo il vedere che un principe, fra tanti, conserva la propria dignità: Emanuele Filiberto, che offre al re, come migliore festeggiamento, una mostra continua di soldati, buoni non tanto ad onorarlo quanto, occorrendo, ad offenderlo; che, invece di lodi e d’incensi, crede meglio dargli consigli di governo, invitandolo a far pace con gli avanzi degli Ugonotti e della nobiltà ribelle; che, mettendo ancora in pratica la sua accortezza d’uomo di Stato, sfrutta il momento opportuno, col farsi alla fine restituire Savigliano, Pinerolo e Val di Perosa, sempre in potere di Francia. E la Repubblica di Venezia, mentre con ossequio servile concedeva al Cristianissimo un seggio tra la sua nobiltà, ne offriva pure un altro al Duca di Savoia, come al solo principe italiano che fosse degno di un onore si grande.
G. R. Sanesi.
- ↑ Successi del viaggio d'Henrico III Christianissimo Re di Francia e di Polonia, dalla sua partita di Craccovia fino all’arrivo in Turino. Descritti da Nicolò Lucangeli da Bevagna. Con privilegio. In Venetia, oppresso Gabriel Giolito de’ Ferrari, mdlxxiiii.