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rassegna bibliografica 411

nagoghe1; ed accanto agli Apostoli più volte troviamo nominati gli Anziani o presbiteri Act. 4, 23, 11, 30, 14, 23, 15, 2), che secondo ogni verosimiglianza presiedevano al culto, come l’arcisinagogo delle comunità giudaiche anche fuori di Palestina. Nel medesimo senso, Egesippo (presso Euseb. H E. II, 23) ci rappresenta Jacopo, fratello del Signore, come capo della Comunità di Gerusalemme (ἐκκλησία), e a lui e al suo successore attribuisce l’ufficio di ἐπίσκοπος (II, 22. 4). Tutto questo è del resto ben naturale, se si pensa che l’importanza delle comunità di Gerusalemme, come comunità della metropoli del Cristianesimo, era tale che in essa pure si doveva far sentire ben presto il bisogno d’un organamento e d’una gerarchia.

Per ciò che concerne gli Apostoli, Profeti, e Dottori, di cui il Loening tratta nel secondo capitolo, egli reputa che non avessero niente che faro coll’ordinamento delle comunità nel periodo primitivo. L’ufficio loro era, a parer suo, puramente pneumatico e charismatico; stava, cioè tutto nell’efficacia religiosa, che essi esercitavano sugli animi dei fedeli. Sul qual punto, poiché l’Harnack (Theol. Literaturz. 1889, 420 s.) ha dimostrato all’evidenza l’erroneità dell’opinione del L., che gli preclude la via a spiegare l’origine e lo sviluppo dell’episcopato monarchico, non credo necessario il fermarmi. Non solo dal Nuovo Testamento, ma dalla lettera di Barnaba e sopratutto dalla Dottrina dei dodici Apostoli e da altre fonti dell’antica letteratura cristiana, l’Harnack ricava numerose e decisive testimonianze contrarie. Parimente per ciò che riguarda i vescovi e i diaconi (p. 42 s.) il L. non trae partito dalla prima lettera di Clemente, e nella stessa Dottrina degli Apostoli non trova che sieno indicate le funzioni amministrative che spettano ad essi; inclina bensì a credere che si debban distinguere le funzioni liturgiche ch’egli nega ai vescovi e diaconi, dagli ordinamenti esteriori che piuttosto attribuisce ad essi. Ora dai cap. 14 e 15 della Dottrina apparisce che i vescovi e diaconi, oltre a presiedere al culto, come fa supporre l’οὗν che ricollega il e. 15 al precedente, abbiano ancora poteri amministrativi; che l’uno ufficio dunque non escluda ma implichi l’altro.

In generale le conclusioni a cui arriva il L. difficilmente possono essere accettate da tutti, perchè, mentre presta fede non meritata ad alcuni scritti come fonti storiche, ne dà troppa poca ad altri. Nella parte ch’egli consacra al presbiterato del primo

  1. Cfr. su questo punto Schürer, Gesch. des jud. Volkes im Zeitalt. Jesu Christi, 2.° ed. 1886, p. 367. Hilgenfeld, Ketzergesch. ci. Urchrist., p. 118, e in Zeitschrift für wiss. Theol. I, 1890, p. 100, s.