Pagina:Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891).djvu/429


rassegna bibliografica 409

e in Inghilterra, un fervore di discussione viva sopra un documento cosi studiato ed esplorato; e di aver richiamata l’attenzione sopra gli elementi giudaici che vi si contengono. Quanto alla storia delle comunità e dello organismo della Chiesa considerato nel processo del suo svolgimento, a noi non sembra esatto l’affermare come fa l’A. (p. 53) che il primo germe dell’organismo delle comunità, quale apparisce negli Atti degli Apostoli (c. 6), non abbia avuto poi svolgimento e sia rimasto nella forma d’una comunità iniziale. Chi ricerca le lontane origini dell’Episcopato nella Chiesa, non può non risalire ai sette eletti dagli Apostoli (Act. 6, 3) o primi diaconi, che sono i veri precursori degli ἐπίσκοποι. La fusione di ἐπίσκοποι con πρεσβύτεροι s’incontra per la prima volta nella prima lettera di Clemente romano ai Corinti (a. 93-96); il che conferma l’opinione a parer nostro sostenuta giustamente dall’A.1; cioè che la comunità cristiana di Roma mantenesse fino da principio un carattere prevalentemente giudaico.


II.


Questo studio delle origini della costituzione ecclesiastica, che naturalmente nel libro del Möller è una parte della esposizione generale, costituisce invece il soggetto speciale dell’importante lavoro del Loening: Sulla costituzione delle primitive comunità cristiane. Mentre di questo difficile problema si sono occupati i teologi, l’Autore crede opportuno di recare un contributo nuovo, guardandolo nel rispetto del diritto ecclesiastico e tenendosi studiosamente lontano da questioni e presupposti teologici. Il che sembra più vero di quel che non sia in realtà; poiché nell’età a cui il lavoro del L. si riferisce non esiste un vero diritto ecclesiastico, e la formazione delle comunità è ancora un fatto schiettamente religioso. A ogni modo il L. raccoglie innanzi tutto la letteratura storica degli ultimi anni, informando con gran diligenza delle opinioni prevalenti sulle origini e i primi svolgimenti dell’organizzazione ecclesiastica dal Baur fino all’Hatch, per aprirsi la via ad un giudizio suo proprio. Se non che, l’autore a pronunziarlo si mostra eccessivamente timido: né si vede perché, dopo tutto quello ch’egli ha raccolto intorno all’uso profano ed ecclesiastico della parola ἐπίσκοπος, non ne sappia trarre qualche conclusione positiva. Poiché è bensì vero che una tale espressione non significa quasi mai un ufficio determinato: ma se si tien presente il più antico

  1. Cfr. il nostro scritto Le idee millenarie dei Cristiani (Discorso inaugurale nella R. Università di Napoli), 1888. p. 28 s.