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i corsi e la corsica alla fine del secolo xv 393

Della sua dimora in Corsica ci restano i due documenti, che diamo alla luce; il primo è una epistola de moribus corsicanis diretta a Cicco Simonetta, scritta, come risulta dalla lettera stessa, durante l’ufficio dell’Ivani nell’isola; il secondo un’altra epistola de rebus corsicanis diretta al Simonetta stesso, e scritta (ce lo dice una lettera al Tranchedini) nel maggio del 1464. L’uno e l’altro documento sono da considerarsi come vere e proprie composizioni letterarie, non dissimilmente dalle epistole di tutti i dotti del Rinascimento; ma hanno di più il carattere di quelle relazioni, che divennero in epoca di poco

    vir amplissimus, intelligat maxime me dolore cruciari, quod impresentiarum eius claritudinem adire non possim.... Si placebit, scribatis ad me aliquando tanquam ad vicarium insule, quod, mediante magco duo Plumbinensium, facere quidem facile poteritis: grate enim erunt mihi admodum littere vestre tanquam ex paradiso ad limbum descendentes. Valete et mei interdum estote memor. - Pisis, die 9 decembris 1463.»

    2. Idem eidem.


    «Deserui Corsicam et Corsos omnes, perfectis omnibus diligenter ob que missus fueram. Redii scrutaturus an dominus Thomasinus ad insulam reverti decerneret; nec me id fecisse penitet, nam fractum eius animum et speratas vires admodum debilitatas adinveni, ex quo recte mihi consuluisse arbitror. Diligitur sane plurimum ab insulanis, nec dubitandum erat ipsum esse victoriam integre reportaturum si reditum ad insulam cura peditibus trecentis ad expugnandas arces properasset; declinabit, credo, ob huiusmodi sumptu et labore, opusque erit Corsis aliam salutis viam inquirere laudabiliorem. Utinam et utiliorem viam eligat, nam profecto laude et honore dignus est.... Status genuensium rerum hucusque ad laudem et honorem vestri excell.mi principis felicitar procedit: eius nomen et famam venerantur omnes, mali formidant, boni extollunt: preter arcem paret omnis civitas ac parent districtuales non reluctant[es].... - Sarzane, die xxiiii aprilis 1464.»


    Queste due lettere non hanno bisogno di alcun commento. La seconda è scritta dieci giorni dopo l’entrata degli Sforzeschi in Genova, e l’Ivani si mostra in essa (e anche nella precedente) grande ammiratore dello Sforza, e fors’anco desideroso di passare ai servigi di lui. Gli avvenimenti, ai quali è qui fatto cenno, son noti (cf. Filippini, Istoria di Corsica, libro III); e solo è qui il caso di notare come, contrariamente all’idea espressa nella seconda lettera dell’Ivani, Tomasino tornasse veramente in quell’anno istesso nella Corsica per tentar di mantenerla nel proprio dominio, ma se la vedesse in breve sfuggire tutta quanta di mano e passare anch’essa sotto il dominio dello Sforza.


    Sono tratte ambedue dal Codice Riccardiano 834, e. 124 (Bili. Riccardiana di Firenze); e nel pubblicarle abbiamo emendato le scorrezioni più gravi del copista imperitissimo.