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il libro di antonio billi 357


Truovasi dell’opere sue in Pisa nella chiesa di S.o Francesco in tavola et in Firenze nel primo chiostro di S.o Spirito certe storiette che hanno maniera greca et altre pitture: et in Pisa uno s.o Francesco scalzo. Dipinse a Scesi nella chiesa di S.o Francesco seguitata da Giotto. Et in Empoli nella pieve et in S.a M.a Novella1)... et in Santa Trinita una tavola.


Esso Giotto dipinse nella Parte Guelfa la figura a capo alla scala et tutta la sala prima. 2)

Giotto fu suo discepulo et coetaneo di Dante Alinghieri et ritrasse la figura sua nella cappella del Palagio del Podestà a riscontro all’entrata da man destra al lato al cominciamento della finestra a capo a l’altare. Costui fu tanto perfetto, che molti di poi si sono affaticati et hanno voluto superarlo. È piena l’Italia delle sue pitture. Ma mirabile la nave di musaico in S.o Piero in Roma di dodici apostoli, e’ quali ciascuno ha gesti vivi et pronti, et in tutto tra loro differenti: et nientedimeno condecenti et proprii.3)

|fo. 74v] Cominciò ad acquistare fama per la pittura grande in S.o Francesco da Ascesi cominciata da Cimabue. Di poi andò a Roma et dipinse la Trebuna in S.o Piero et di poi la sopradetta nave et altre cose. Andò poi a Napoli et dipinse nell’Incoronata et in S.a Chiara l’Apocalipse: dicesi con l’aiuto di Dante, il quale sendo esule vi capitò sconosciuto. In Firenze dipinse la Cappella del Palagio del Podestà, nella quale ritrasse come è detto, la figura di Dante acanto da man destra al principio della finestra di detta Cappella. Nella Badia di Firenze, la Cappella dell’altare maggiore.

In S.a Croce quattro Cappelle cioè tre al lato alla grande inverso la sacrestia et una dall’altra banda pure al lato alla grande, et la tavola nella Cappella de’ Baroncegli, a piè della quale, è il suo nome.

Dipinse ancora in molti altri luoghi in tavole et in fresco.

Fece il modello del Campanile di S.o Giovanni, il quale dopo la morte sua si seguitò per Taddeo Gaddi, suo discepolo.

Dipinse in S.a M.a Novella uno crocifixo grande che hoggi è sopra la porta di mezzo. Et uno s.o Lodovico sopra il tramezzo da mano destra a presso a s.o Girolamo di mano di Taddeo Gaddi. Dicesi che il Re Carlo di Napoli lo richiese che gli dipignessi il detto Reame, et che Giotto gli dipinse uno asino imbastato a piè del quale era |fo. 75r] uno altro basto nuovo in terra; et che detto asino guardandolo, mostrava apetirlo. E presentando questa pittura al Re, il quale lo domandò perchè in tal modo l’havessi figurato; gli rispose: così essere e suoi sudditi et che ogni giorno desideravano nuovo signore. Di costui uscirne mirabili pittori.