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il libro di antonio billi | 353 |
(148) L’autore del Libro d’Antonio dà questa opera erroneamente al Gozzoli; ella è di Bicci di Lorenzo e di Gherardo miniatore. (Vasari II, 65 e III, 238).
(149) Questa pittura era già distrutta, quando scrisse il Vasari (l. c. III, 46).
(150) Non si sa niente su questo lavoro preteso del Gozzoli; il Vasari non lo ricorda. Forse l’autore del Libro d’Antonio lo confondeva con quello fatto dall’artista in S. Maria Maggiore a Roma (l. c. III, 48).
(Alesso Baldovinetti.)
(151) Gli affreschi della cappella maggiore di S. Trinità furono distrutti nel secolo scorso: la tavola dell’altare rappresentante la Trinità fu riconosciuta dai signori Crowe e Cavalcaselle in un quadro della Galleria di Belle Arti, che primo era registrato fra le opere di autori ignoti; ma ora è restituito al nostro maestro.
(152) Riguardo alle pitture di S. Egidio vedi Vasari II, 592, n. 3.
(153) L’affresco noto del Baldovinetti nel primo chiostro di S. Maria de’ Servi a man manca della porta d’entrata nella chiesa.
(154) Invece di questo testo storpiato, si legge nell’Anonimo Gaddiano: “Risciarò (rischiarò) la volta del musaicho di San Giovanni, dove li fu fatto dalla (sic) Ceccha architettore, uno ordigno di legname molto bello, che con gran facilità si girava per tutta la cupola, il disegno del quale hebbe da Bernardo Galluzzi, et gran tempo di poi stette nella sapientza.„ Le notizie concernenti al Baldovinetti e al Ceccha sono avvalorate da’ documenti (Vasari II, 596, n. 2 e 597, n. 1); quella riguardo a Bernardo Galluzzi non si trova neppure nel Vasari. Questo Bernardo di Francesco (di Daddo e non di Francesco) detto del Galluzzo fu uno dei concorrenti per la facciata del Duomo di Firenze nel 1490 (Vasari IV, 306. È sbagliato quanto a l. c. n. 5 si dice di lui come di uno degli architetti di Alessandro VI, poichè nell’Albertini, De mirabilibus urbis Romae, ediz. 1510, fol. 101v non si trova ricordato il suo, ma bensì il nome di un certo Bartolommeo Gargioli.)
(Domenico Ghirlandajo.)
(155) L’ancona dell’altar maggiore non si trova più sul posto indicato; nel 1804 fu disfatta e le sue parti principali furono vendute alle Gallerie di Monaco e di Berlino.
(156) Non esiste più, (Vasari III, 255).
(157) Lo rammenta pure il Vasari (III, 259). Oggi è perito.
(158) Il Vasari non ne dice nulla, ma lo ricorda bensì l’Albertini. Dalle sue parole: “dove son picture di sancto Hieronimo, di Domenico G.„ si deve arguire che fossero affreschi e non un quadro in tavola. Sul luogo non se ne trova più niente.
Arch. Stor. It., 5.a Serie. — VII. | 23 |