Pagina:Archivio storico italiano, serie 5, volume 7 (1891).djvu/367


il libro di antonio billi 347

simo catalogo al numero 1001 come “un’opera della scuola fiorentina della prima metà del secolo XV, che tradisce l’influenza di Gentile da Fabriano sugli artisti seguaci di Fra Giovanni da Fiesole.„ Con questi dati, infine, si rettifica anche la nota al Vasari, t. III, pag. 47, nota 1 †, in quanto che sappiamo adesso che la tavola sull’altare della cappella grande nel palazzo della Via Larga, non rappresentava l’Adorazione de’ Magi. Del resto il Vasari stesso lo afferma, registrando in quel posto “uno Presepio di Fra Filippo„ (t. II, p. 615). Forse l’Adorazione che l’inventario dice essere nell’andito che va alla cappella, era quella tavola di Benozzo Gozzoli di cui si parla nella nota testè citata.

(104) Delle pitture in San Domenico oggi tutte disperse, il Vasari ci dà l’elenco al t. II, pag. 509 e segg.


(Fra Lorenzo.)

(105) È il trittico magnifico che ai nostri giorni è entrato nella Galleria degli Uffizi.

(106) Intorno alla confusione che l’autore del Libro d’Antonio fa in questo luogo, scambiando la Cappella Ardinghelli in S. Trinita con altra della stessa famiglia nel Carmine, vedi quello che ne osserva il recentissimo annotatore del Vasari (t. II, pag. 20, nota 1). Le pitture dell’una come dell’altra, del resto, sono perite.

(107) Gli affreschi della Cappella Bartolini sono stati liberati dell’intonaco che li copriva nel recente ristauro della chiesa. Rappresentano difatti, come dice il nostro codice, la storia della Vergine, ma non sono di certo di Don Lorenzo, come si può vedere, essendo di maniera in tutto diversa. La tavola dell’Annunziata sull’altare, all’opposto, è un’opera incontestata di Fra Lorenzo. Si potrebbe credere che fosse quella stessa che il monaco dipinse per l’altare della cappella Ardinghelli nel Carmine, facilmente trasportata in S. Trinita, allorchè quella cappella fu rovinata.


(Lippo del fino.)

(108) Riguardo alla persona di questo maestro, che nei Codici Strozziano e Gaddiano come anche dal Vasari è designato col nome di Lippo fiorentino, vedi quanto si dice nella nota 1, pag. 11, tomo II, della recentissima edizione del Vasari. Delle opere che gli si attribuiscono dal Libro d’Antonio (le cui notizie il Vasari adoperò letteralmente per la sua Vita) una sola sussiste tuttora, ed è la volta a musaico nella loggia sopra la porta del battistero di San Giovanni. Che ne sia davvero autore un certo Lippo di Corso, viene attestato da un documento (Vedi Vasari II, 13, nota 3).


(Eliseo del fino.)

(109) Il maestro a cui il Petrei da nome di Eliseo del fino non è altro se non Dello. (Il nostro copista ha storpiato evidentemente