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il libro di antonio billi 345

quivi al suo tempo, e che egli attribuisce a Masaccio. Difatti le sue notizie, almeno in quanto riguarda una di esse - la tavola di una cappella del Carmine - vengono avverate da documenti testè rinvenuti (Vedi Tanfani, Donatello in Pisa, Ivi, 1887, pag. 5).


(Stefano detto lo Scimmia.)

(90) Anche questa sentenza è tolta dal Proemio di Crist. Landino. Questi così scrive del nostro maestro: “Stefano da tutti è nominato Scimmia della natura, tanto espresse qualunque cosa volle.„ Ma non è neppure egli il primo a attribuirgli questo sopranome, poichè leggiamo già negli “Uomini illustri Fiorentini„ di Filippo Villani: “Stephanus dictus naturae simia, tanta ejus imitatione valuit......„ E dopo di lui tutti coloro che ricordano il maestro accettarono questo epiteto, eccetto il solo Ghiberti. Anche l’Albertini lo nomina “Symia„ nel suo Opusculum de mirabilibus novae et veteris Urbis Romae, ediz. 1510, fol. 101r.

(91) Il Ghiberti e il Vasari, seguendolo, danno al nostro pittore gli affreschi non di uno solo ma di tre archetti (lunette) nel chiostro di Santo Spirito (Vasari I, 448). Dell’affresco di Antonio Veneziano il Vasari scrive diffusamente a pag. 662 del tomo I. Tutte queste pitture sono perite.

(92) Il Vasari ne parla a pag. 448 del tomo I; il Ghiberti però non la ricorda. È l’unica pittura certa che rimanga del nostro maestro, e si trova nella lunetta sopra la porta d’entrata dal lato di dentro.

(93) Il Vasari seguendo anche in questo il Ghiberti, lo dice solo discepolo di Giotto, ma il Baldinucci prova essergli stato nipote: e così si verifica l’asserzione del Libro d’Antonio.


(Gherardo Starnina.)

(94) Tutte e due queste pitture sono perite da un pezzo.

(95) Leggi: “et la minore virtù che si diceva essere in lui era la pittura,„ - come ha copiato con più esattezza lo Strozziano.

(96) “Apparita„ era denominato la sommità del poggio di S. Donato fra la valle superiore dell’Arno e quella di Firenze, dove passa l’antica strada aretina. Gli fu dato il nome dalla sorprendente prospettiva che da questo punto si offre alla valle dell’Arno di Firenze e la città (Repetti, Dizionario geogr. della Toscana, I, 95). Che cosa mai si abbia da intendere sotto la “torre de logniogni„ (l’Anon. Gaddiano scrive: “torre delli ignogni,„ lo Strozziano: “torre delognogni„), non sapremmo dire. - Il suo nome è Torre degl’Ignogni.


(Fra Giovanni da Fiesole.)

(97) Fin qui il Libro d’Antonio copia dal Proemio di Crist. Landino.