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342 | il libro di antonio billi |
(71) È questo uno dei soliti spropositi del Petrei. Nell’originale invece di “parte„ era scritto senza dubbio “porte„ (e questo vien attestato dal testo dell’Anon. Gaddiano che copia pure, parola per parola, quell’originale); il compilatore frettoloso e inesatto copiò “parte,„ e non sapendo poi spiegarsi il significato di questa parola, vi aggiunse “guelfa„!
(72) Le “tutte le storie di santo Giovanni„, che l’autore qui rammenta, sono quelle ricamate da Paolo da Verona in una pianeta nel tesoro del Battistero, per cui Ant. Pollajuolo fornì i disegni (Vasari III, 299 e nota 2).
(Buffalmacco.)
(73) Questa burla non si trova fra quelle che il Boccaccio racconta del nostro maestro, e non sapremmo indicare la fonte a cui l’autore del Libro d’Antonio l’abbia attinta. Che questi conosceva le storie del Boccaccio intorno al nostro maestro ed ai suoi compagni, consta dalle parole della seguente linea: “di costoro fa menzione il Boccaccio.„ Anche la notizia delle pitture in casa di Nicc. Cornacchini deriva dalla medesima fonte (Decamerone, Giorn. IX, Nov. 5). La biografia di Buffalmaco è presso a poco letteralmente identica in tutti e tre i nostri codici; il Gaddiano solo aggiunge poche notizie su alcuni lavori, da lui però falsamente attribuiti al nostro pittore.
(Giovannino da Santo Stefano a ponte.)
(74) Delle pitture sopradette niuna si è conservata. Da’ documenti però viene provata così la loro esistenza come l’autenticità della notizia riguardo al loro autore. Vedi Vasari I, 633 nota 2.
(Bicci.)
(75) All’infuori degli affreschi nel Carmine, su tutte le pitture sopraenumerate possediamo testimonianze di documenti che le assegnano infatti a Bicci di Lorenzo, e non a suo padre, cui le attribuisce il Vasari. È curioso che questi, mettendo a profitto per la sua vita di Lorenzo di Bicci le notizie somministrategli dal libro d’Antonio, sia nientemeno caduto in un così grave sbaglio (Vedi Vasari, t. II, pp. 49 segu. e 63 segu.). Del resto tutte queste pitture sono perite, eccetto alcune figure di santi sotto le finestre delle cappelle delle tribune di S. Maria del fiore, anche queste però ristaurate o rifatte ne’ tempi moderni (vedi Vasari, l. c. pag. 55, nota 5). Il Petrei per errore di penna le assegna alla cappella de’ Lanzi in Ognissanti. Degli affreschi poi, ch’egli in quest’ultima attribuisce a Neri di Bicci, questi nel noto suo Libro di Ricordi non fa nessuna menzione, e non se ne trovano neppure vestigi sul luogo stesso. Il Vasari però li rammenta come esistenti al suo tempo (l. c. II, 58).