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334 | il libro di antonio billi |
ginale, dice con più precisione: “Il modello degli Agnoli non finito„; ed invero non si tratta qui del convento, ma del cosidetto tempio degli Angeli, il quale mezzo terminato si vede ancora allo svoltar della Via degli Alfani in quella del Castellaccio, nome derivato appunto dall’edifizio in discorso.
(Tafi.)
(15) La seguente notizia su Andrea Tafi, scritta nella parte inferiore del fol. 40v (che nel resto è rimasto bianco), non è copiata dal Libro d’Antonio. Essa non vi era contenuta: e di questo ne fa prova la circostanza che il nome del Tafi non si trova nell’elenco delle biografie del detto libro, premesso alla copia del codice Strozziano; la sua biografia non occorre neppure nel testo stesso di quest’ultimo, ed anche le poche notizie contenute sul Tafi nell’Anonimo Gaddiano, sono differenti da quelle del manoscritto Petrei, e perciò evidentemente non di origine comune. La fonte del Petrei in questo caso era senza dubbio il Vasari: nella sua Vita di Andrea Tafi si leggono tutte le notizie compendiate dal nostro autore, nel medesimo ordine e presso a poco colle stesse parole, infino all’anno della sua morte.
(Cimabue.)
(16) Queste date sull’epoca di Cimabue, il nostro compilatore le tolse senza dubbio dal Vasari, aggiungendole in prima riga al testo copiato dal Libro d’Antonio.
(17) Fin qui l’autore del Libro di Antonio (e, dopo di lui, copiandolo, anche i nostri tre codici) si è giovato presso a poco letteralmente d’un passo dell’Apologia di Cristoforo Landino, premessa al suo Commentario della Divina Commedia. A questo già accennò il prof. Strzygowski nella sua opera: Cimabue und Rom. Vienna 1888, pag. 26.
(18) Delle opere fatte per la chiesa di S. Francesco in Pisa, la sola grande tavola della Madonna col divino pargolo si è conservata. Essa si trova oggi nel Museo del Louvre a Parigi (N.o 153 delle pitture italiane) - Vedi Vasari I, 251, nota 2.
(19) Questi affreschi, che il Vasari (I, 254) descrive ancora come esistenti, sono periti d’allora in poi.
(20) Delle pitture nel convento di S. Francesco scalzo, il Vasari ne rammenta due: una tavola con un San Francesco (che i signori Crowe e Cavalcaselle però attribuiscono al Margaritone) ancora esistente, e un Cristo in croce con angeli attorno e la Madonna e S. Giovanni Evangelista al piè della croce, di cui non si sa che cosa sia avvenuto. - Vedi Vasari I, 251 e 252.
(21) Non è bisogno di dire, che gli affreschi di Assisi descritti anche dal Vasari (I, 252) esistono ancora; delle pitture fatte a Empoli, oltre quello che ne dice il Vasari (I, 254), non si sa niente.