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il libro di antonio billi 325


Alesso Baldovinetti fiorentino, fra l’altre sipolture (invece di: «sue pitture» come si legge nello Strozz.) dipinse il Duca di Athene et suoi seguaggi nella faccia della torre del podestà di Firenze.77)


Iacopo di Casentino, el quale fu della linea di messer Cristofano Landini da Prato Vecchio, dipinse assai in Casentino in quelle chiese che vi sono, et in Firenze il tabernacolo di Mercato Vechio.78)


Andrea di Cione detto l’Orgagnia dipinse la cappella maggiore di s.ta Maria Novella, che la guastò a nostri dì il Grillandaio, et ne trasse di molte belle cose: guardisi al messo dei comune.79)

Dipinse la cappella delli Strozi et la tavola in detta chiesa et lo inferno: et messelo nello inferno, et evvi dipinto il messo del Comune con uno Gilio in sulla berretta, perchè lo pegnioro.80) Fecie di marmo la Absuntione di nostra Donna nel tabernacolo d’Orsanmichele, dove è la sua fiura di mezo rilievo con viso tondo e barba, e capuccio in capo et a piedi nella cornice è scritto il nome suo.

Dilettosi di comporre, et anchora si truovò de’ sua sonetti.

Resta de sua disciendetti (sic) al nostro tempo Jacopo di Cione merciaio nel Corso degli Adimari, et stava ad casa nella via de Corazai, coè nella Via [Vigna] Vechia.81)


|fo. 47r] Masaccio fu ottimo inmitatore della natura, di gran rilievo, universale, et buono compositore, puro, et senza ornato, perchè solo si dette alla inmitazione del vero et del rilievo delle fiure. Fu valente quanto huomo di quelli tempi et di grande facilità: morì di anni 26 a Roma di veleno.82) Dipinse ne’ chiostri del Carmine di Firenze, dalla porta che entra in chiesa, una processione con grande artifitio,83) et in chiesa, nel pilastro della cappella de Serragli, uno s.to Piero con grande artifitio,84) et nella cappella de Branchacci in decta chiesa una parte di essa, et infra le altre cose uno che triema:85) et assai altre opere.

Molto era amato costui da Filippo di sere Brunellescho architettore, mediante il suo ingiegno perspicacie, et insegnielli (sic) molte cose della arte, et quando intese la sua morte, mostrò che assai gli dolessi, diciendo sempre: noi habbiano fatto una grande perdita.86)

Dipinse in s.ta Maria Novella uno crocifisso, coè (sic) una Trinita che ha a piedi una morte molto bella: dirieto al pergamo.87)