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IL LIBRO DI ANTONIO BILLI

E

LE SUE COPIE NELLA BIBLIOTECA NAZIONALE DI FIRENZE




La scrittura, a cui si accenna nell’intestazione del presente Saggio, venne per la prima volta, come una delle fonti più antiche e principali per la sioria degli artefici fiorentini del Quattrocento, rivelata agli eruditi dal venerando Nestore di siffatti studi, commend. Gaetano Milanesi. Stampando egli nell’Archivio storico italiano (Ser. III, tomo XVI, pag. 219 seg.) la biografia di Leonardo da Vinci, tratta dal manoscritto magliabechiano, Cl. XVI, n.ro 17, negli appunti premessi al testo di essa osservò, che l’anonimo compilatore del codice in discorso (che noi per distinguerlo dagli altri due de’quali si tratterà in seguito, designeremo d’ora in poi colla denominazione di «Codice Gaddiano», traendone la ragione dal nome della Raccolta dove fu custodito prima di passare alla Biblioteca magliabechiana), rispetto agli artefici del secolo XV, tenne innanzi un libro designato da lui col nome del suo possessore, che fu un Antonio Billi vissuto negli ultimi anni del 400; aggiungendo, riguardo alla persona dell’autore di esso libro, la congettura, che forse vi si contenessero i ricordi scritti, come testimonia il Vasari, da Domenico del Ghirlandaio, intorno agli artefici vissuti innanzi a lui e che oggi non si trovano più.

Siccome però l’anonimo autore del Cod. Gaddiano per compilar il suo libro si era servito anche di altri documenti, fra cui in primo luogo è da mettere (come già additò l’erudito soprannominato) il Comentario del Ghiberti, e poi in secondo altre scritture o notizie oggi da noi non più conosciute, - ad eccezione di pochi brani con cui egli aveva postillato il suo testo, designandoli espressamente come tratte da quella fonte coll’aggiunta delle parole: «del libro d’Antonio Billi» ossia