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tione ad mi fatta in Ancona dopo quelle per la santità del papa, sono qua per venire ad li piedi de la Ill.ma S. vra. È vero ch’io vengo da loci infecti1; nondimeno sono sano per dio gratia, et semper logiato de cita in cita in loci sanissimi. Et per signal di ciò da Ancona ad Regio era venuto in cinque di et anche poteva giongere in Parma, se Monsignor il vescovo di Regio non me havesse retenuto quella sira et tute il di seguente di nostradona presso di sé por consolatiune et delectione che mi porta. Donde suplico ad la Ill.ma S.ria v.a a ciò non me consumi qui totalmente sopra l’hostaria. La se degni concedermi licentia ch’io possi passare Po et andare ad la villa de Nerviano, onde ho una mia cusuza. Et li aspettarò tanto, quanto piacerà ad la Sublimitate vra, ch’io possi venire ad Milano al suo conspecto. Ad la qual iterato afl’ectuosissime me ricomando per infinite volte. Date Placentie, xvij Augusti MCCCCLXiiij.

E. Ill.me D. V.

devotissimus servulus Leodrysius Cribellus.


(a tergo) Illustrissimo Principi et Excellen.mo
Duo Dno Francisco Sforcie Vicecomiti
Duci Mediolani atque Papie Anglerieque
Comiti Janue ac Cremone duo
singularissimo.

In manibus M.ei dni Cichi. Cito. Cito.


Il permesso gli fu concesso? Potè andare a Milano? Si giustificò? A queste domande per ora non si può rispondere. Certo non molto dopo la lettera riferita era di nuovo alla corte pontificia, donde, riconoscente a’ benefattori e fieramente avverso a’ nemici, non tardava a far sentire la forza della sua opera e della sua parola.


V.


Come Pio II ingannasse le speranze, forse esagerate, di molti umanisti ebbi già a dire altrove a proposito di

  1. Per la peste che allora infioriva.