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intorno a lodrisio crivelli | 289 |
così ne scriveva il 7 luglio allo Sforza: «È venuto appresso di noi il diletto figlio Luigi (Lodrisio) Crivelli, cittadino tuo milanese, cui per l’antica amicizia volentieri udiamo ed udimmo. Ci ha portato un suo libriccino dotto ed elegante che abbiamo pure avuto molto caro e gradito. E poiché egli è consacrato di tutto cuore alla tua Nobiltà, e la sua virtù merita non solo la lode nostra, ma ancora la benevolenza tua, che del rimanente egli dice di aver già esperimentata, preghiamo la tua Generosità di tenerlo per raccomandato, quasi nostro particolar figliuolo. Avremo veramente cara la tua umanità verso di lui»1. E come ne parlasse con lode nell’Europa già si ebbe a dire, sicché non farà meraviglia che lui esule benignamente ricevesse, e al figliuolo, che portava il proprio nome di Enea, assegnasse un cospicuo beneficio in Lombardia, fors’anche in ciò probabilmente l’intuito del nemico faceva ben apporre il Filelfo2 - temendo che il Duca di Milano non consentisse che Lodrisio ne fosse direttamente investito, e nondimeno volendo sovvenir largamente a’ bisogni dell’amico umanista.
Intanto pare che lo Sforza richiamasse in patria il Crivelli a giustificarsi. Egli rispose rispettosamente e promettendo di recarvisi tosto, e a ciò lo confortava anche Pio II. Da Ancona, dove aveva accompagnato il pontefice, Lodrisio veniva a Piacenza e il 17 agosto 1464, il giorno dopo la morte di papa Piccolomini, ma forse senz’ancora averne notizia, scriveva all’offeso signore la seguente lettera inedita3:
Illustrissime et Excellen.me princeps et dñe dñe singular.me Dopo le afifectuosissime ricommendatione. Non solo per deliberatione et devotione mia, come per altre ho scritto rispondendo da Roma ad le letre de la sublimitate vostra mandate per Bonifacio Gagnola et portate per prè Petro Casola, ma anche per imposi-