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tempo era in ottimi rapporti di stretta amicizia. S’erano forse conosciuti a Basilea, ma la prima notizia certa delle loro relazioni ci è data da una lettera di Enea Silvio che ringrazia l’amico di un carme in suo elogio e a sua volta si rallegra di saperlo in luogo onorevole alla corte del Duca di Milano e ne loda i meriti e si professa quandochessia al servizio e di lui e del duca medesimo1. Questa lettera è del 17 febbraio 1455: due anni dopo Lodrisio riscriveva al Piccolomini, mandandogli anche stavolta un suo lavoro con molti complimenti pel conferitogli cardinalato. Il lavoro era una traduzione dal greco dell’epistola di San Giovanni Crisostomo al vescovo Ciriaco, ed Enea Silvio, rispondendo, così ne parlava: «Legimus Joannis Chrisostomi Epistolam, quam ex attica romanam fecisti; et nesciebamus te antea graecie sermonis gnarum esse. Prius translationem hanc audivimus, quam graece doctum audiverimus»2. Però, come ha già osservato il Zeno, il Crivelli conosceva da un pezzo la lingua greca, che probabilmente aveva imparata dal Filelfo, e c’è chi attribuisce a lui3 una versione anonima dell’Argonauticon di Orfeo (?) pubblicata a Venezia nel 1523 coi tipi aldini, mentre altri invece lascia incerto se sia di Lodrisio o di altro Crivelli4 e a me non fu dato vedere.

Quando nel 1458 il Piccolomini fu assunto al pontificato col nome di Pio II, e l’umanista milanese, come si è detto, si recò presso di lui, fu eletto con bolla del 17 ottobre di quell’anno segretario apostolico ed accarezzato assai. Tornato poscia presso il papa l’anno seguente 1459, portandogli certo altro «libellum» da lui composto. Pio II

  1. Enea Silvio, Epist., 1, 230, in Opera, p. 776, Basilea, 1571.
  2. Idem, Ep., I, 291. Questa lettera è in data 22 ottobre 1457. Un codice della versione crivelliana è nella Marciana, I, 158 [Z. L. LXXVI]. B, ff. 150-152. (Cfr. Valentinelli, Op. cit., t. II, p. 14)
  3. Argelati, Bibliotheca mediol. script., t. II, p. 512-513, Milano, Tip. Palatina, 1775.
  4. Zeno, l. c.