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rolamo Tuttavilla1, i quali tutti alla qualità di diplomatici e statisti univano quella di poeta volgari o latini e si dilettavano insieme di un inganno bene ordito e di uno scritto elegante ed arguto. E questa parte politica della vita del Crivelli non è certo la meno importante anche dal punto di vista moderno, poiché ci permette di valutare più equamente le sue opere storiche, considerandole non solo come un esercizio di retore, ma come il lavoro di tale ch’era in grado di conoscere e giudicare gli uomini e le cose del tempo suo.


III.


Morto Filippo Maria Visconti, i Milanesi, com’è noto, proclamavano la repubblica ambrosiana e, sempre fieramente avversi a Pavia, fondavano nella loro città uno studio generale, chiamandovi celebri professori, a fine di rovinare quello dell’emula: fra costoro troviamo nel 1448 anche Lodrisio Crivelli, come già si è dovuto accennare. Ma in Milano un forte partito desiderava signore Francesco Sforza, e nel gennaio del seguente anno 1449 si ordiva una trama per aprirgli le porte. Scoperta la congiura, parte era presa e suppliziata, parte riusciva a salvarsi con prontissima fuga. Tra’ decapitati era Ambrogio, tra’ fuggitivi Eusebio Crivelli2. Non è pertanto difficile supporre che anche Lodrisio, il quale viveva in ottimo accordo col resto di sua

    «potui nihil ei ad te litterarum dare, quem tibi pluribus verbis commendarem, si aut tu pro amicitia nostra patereris aut humanitas tua longiorem orationem expectaret. Hoc enim mihi persuadeo te nihil ex bis benivolentiae signis in eum omissurum quae humanitas et liberalitas tua erga amicissimos non modo re, sed etiam verbis et vultu, exprimere solet.
    «Vale et me tibi deditissimum et in omnibus promptissimum puta».

  1. Cfr. Gabotto, Girolamo Tuttavilla, estr. dall’Arch. stor. per le prov. nap., 1889, e Il padre di Girolamo Tuttavilla, Torino, La Letteratura, 1889.
  2. De Rosmini, Dell’Istoria di Milano, t. II, p. 424-425, Milano, Manini e Rivolta, 1810. Cfr. Gargantini, Cronologia, di Milano, p. 191. Milano, Tip. Editrice Lombarda, 1874.