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intorno a lodrisio crivelli | 275 |
piata la peste, era obbligato a fuggire a Cremona. In questa circostanza egli affidava l’incarico di vegliare sopra i suoi interessi al fidato Lodrisio: il 13 settembre gli scriveva ringraziandolo calorosamente delle cure1, il 14 ottobre rinnovava le grazie e faceva altre raccomandazioni2, il 5 novembre finalmente da Pavia dicevagli: «Hai fatto, come a te si conveniva, in tal modo ogni cosa da soddisfarmi compiutamente. Poiché non era possibile che io non dovessi inquietarmi per timore che mi fosse stata mossa qualche lite da coloro che si fondano più sulle insidie che sul diritto e mi sapevano assente. E ciò temeva principalmente pel silenzio di Rinaldo Varideo da me fatto in sul partire mio generale procuratore. Del resto, se mi ami, quante volte alcuno de’ tuoi si rechi a Milano - e per la vicinanza sarà spesso - fa che passi a casa mia e s’informi diligentemente dai vicini se mai sia successo nulla di nuovo. E se saprai qualche cosa, me ne informerai tosto. Stammi bene» 3. Allora dunque il Crivelli non si mostrava punto ingrato, e che scrivesse ancora nel 1461 intorno all’antico maestro già è stato riportato di sopra. Solamente più tardi nacque il dissidio e diventò fiera e irreconciliabile inimicizia.
Intanto Lodrisio era venuto acquistando un bel posto e come uomo di lettere e come uomo di stato. Fin dal 1444, essendo venuto a Milano Francesco Barbaro, era entrato in dimestichezza con lui, sicché quand’egli ripartiva per Venezia, poteva indirizzare a Francesco Aleardi, letterato ve-
- ↑ Epist., l. IX, f. 67.
- ↑ Eaedem, l. IX, f. 68 recto.
- ↑ Eaedem, l. IX, f. 68 verso.
in nome del duca rimprovera il regolatore e i maestri delle entrate per non aver pagato al Filelfo i cento ducati e ordina che si paghino immediatamente. Questi documenti, che si trovano nell’Archivio di Stato di Milano, sono inediti, tranne uno publicato dal Motta. La continuità loro può far credere che vi sia stata non solo condotta, ma vero insegnamento publico del Filelfo a Milano per qualche tempo del 1451. Nè osta che egli dica nell’orazione inaugurale del 1471 che da 25 anni non aveva più salita la cattedra, perchè vi contradice la notizia di un’altra condotta nell’agosto del 1468 dataci da una lettera del Filelfo stesso al Duca Galeazzo Maria, in detto archivio: Autografi: Letterati: Francesco Filelfo.