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nefattore1. Abbiamo infatti una lettera del Filelfo medesimo in data 20 dicembre 1443 in cui gli ridomanda un codice di Diodoro prestatogli da duo anni, offerendogli, se l’avesse impegnato, di mandargli denaro necessario per ricuperarlo2. Altra lettera del 7 settembre 1444 riguarda alcune questioni storiche e letterarie3: il maestro dà in proposito spiegazioni al discepolo, del quale si vale poscia, alcuni anni più tardi, nel 1451, per certe sue importanti bisogna. Nel 1451 il Filelfo era tornato al pubblico insegnamento4, ma aveva appena riprese le lezioni che, scop-

  1. Efist., XXV, f. 170: Petro Eutychio: «Existimabam Leodrysium Cribellura adeo esse occupatum... ut nullum ei tempus ad maledicendiun veteri doctori suo et quam optimc de se merito relinqueretur». Cfr. XXVI, 1, f. 176: Leodrisio Cribello, in cui dice, ripetendo le stesse frasi che, essendo già in età di oltre vent’anni, l’aveva avuto allievo alle pubbliche e private lezioni, ed egli valevasi de’ libri di lui Filelfo (ciò che dalle lettere che saranno or ora citate si scorge esser vero) e pranzava e cenava in casa del medesimo, sicché avrebbe dovuto «considerarlo e venerarlo come indulgentissimo padre».
  2. Epist., l. V, f. 32.
  3. Eaedem, 1. V, f. 34.
  4. Il 30 dicembre 1450 il duca Francesco Sforza scrive da Milano a due suoi ufficiali: «Ceterum voressimo essere advisati da ti Nicodemo s’el facto che te comisimo de M. Francesco Filelfo può bavere luoco o non, perchè havendo luoco, bene quidem; se non, che siamo advisati della cosa como passa adciò che non habbiamo ad avere più molestia de questo facto». Pare si trattasse di condurre il Filelfo come publico professore; infatti il 2 aprile 1451 il duca scrive al «regolatore e ai maestri delle entrate»: «Deputavimus ad lecturam rhetoricae et aliorum auctorum in hac inclyta nostra urbe clarissimum dominum Franciscum Filelfum cura annuali provisione florenorum sexcentum a soldis triginta duobus pro floreno percipiendorum super intratis nostris Papie quemadmodum alii lectores nostri percipiunt. Committimus ergo vobis et volumus quod de cetero, incipiendo die primo presentis mensis, eidem de dieta provisione, debitis et ordinatis temporibus, responderi, et in presenti de duchatis centum aureis prestantiam fieri faciatis». E poco dopo, il 6 dello stesso mese, rinnovando egual lettera scritta il medesimo giorno della precedente (e forse perduta) a Grazzino Pescarolo: «Gracino de Piscarolo referendario generali, domino referendario et texaurario Papie. Deputavimus ad lecturam oratoriae poeticaeque ac moralis philosophiae in hac inclita urbe nostra praestantem ac devotissimum virum dominum Franciscum Philelfum cum annuali provisione florenorum sexcentum a soldo triginta duobus pro floreno accipiendorum ex intratis civitatis illius nostrae etc... Efficiatur providendo quod ipsos (centum ducatus aureos) indillate ac omnimodo consequatur». Altra lettera in data 28 luglio