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rassegna bibliografica 187

rere a congetture più o meno probabili. Il M. però avverte sempre il lettore allorchè le prove da lui addotte «danno soltanto degli «indizi ma non gli argomenti decisivi e sicuri coi quali si dimostra in modo assoluto e definitivo la verità nella storia» p. 77); come quando, per esempio, dalle molte notizie particolari ed esattissime che il cronista veneziano dà intorno alle chiese di Grado nel sec. VIII (notizie confermate da un documento che il cronista certo non conobbe) argomenta che il diacono Giovanni si valesse del racconto d’uno scrittore contemporaneo o molto vicino a quei tempi, ma a noi affatto ignoto (cap. X pag. 74). Così il M. trova qualche indizio d’una fonte contemporanea nella narrazione del contrasto tra il patriarca Pietro, il pontefice Giovanni VIII e il doge Orso I Particiaco. All’esame di questa narrazione dedica il M. le venti pagine del capitolo XI, e riassumendo con grande ordine e chiarezza i particolari di questo contrasto, dichiara di attenersi alla testimonianza di Giovanni diacono il quale ricorda un solo concilio di Ravenna da riferirsi all’anno 887, anzichè all’opinione del Mansi1, del Iaffè e dell’Ewald2 che vorrebbero ammettere due sinodi di Ravenna tenuti da Giovanni VIII, uno nell’874 e l’altro neir877.

Quanto alle altre notizie assai brevi che il diacono Giovanni dà intorno ai patriarchi di Grado, il M., esaminando i cataloghi che di questi patriarchi abbiamo nel Chronicon Altinate e nella Cronica de singulis patriarchis nove Aquileie, conchiude che probabilmente nessuno dei due servì di fonte diretta, ma bensì un altro catalogo che a noi non sarebbe pervenuto, «perchè alcune delle notizie del cronista Giovanni mancano nelle due fonti sopra ricordate, le quali invece ci hanno trasmesso altri particolari che il nostro scrittore quasi sempre lasciò da parte» (p. 101). E qui il M. cita parecchi esempi nei quali è provata luminosamente la verità di questa asserzione. Del pari le serie dei vescovi di Torcello e di Olivolo, che il diacono Giovanni ricorda qua e là interrottamente nella sua cronaca, non concordano affatto con quelle date dal Chronicon Altinate. Ora, siccome il cronista nella designazione dei patriarchi e dei vescovi delle due sedi, pur allontanandosi dalle citate composizioni conserva sempre la medesima forma e lo stesso metodo, «può sorgere il dubbio, dice il M., che i tre cataloghi sieno pervenuti al nostro cronista raccolti in una unità per opera di un compilatore che avrebbe dato ad essi la medesima forma» (p. 107).


  1. Concil. collect. XVII, 292.
  2. Regesta pontificum, 2.a ediz., p. 382.