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della lega fatta da Venezia e da Firenze contro il Duca di Milano1; troppo peso aveva la sua spada, perchè la Signoria ardisse mettere a repentaglio la salute della Repubblica con un rifiuto a una condizione ch’egli aveva forse imposta alla sua condotta!

Dai quali fatti si può dedurre che, quantunque i tempi comportassero ancora che si credesse nella astrologia, quegli uomini sagaci non riponevano in essa una fiducia illimitata e aiutavano gli influssi delle stelle colla scelta prudente di un condottiero che in sè raccogliesse tutte le virtù di un buon capitano, nè fermavansi a ricercare qual grado di favore potesse godere nei Cieli.

A chi tuttavia chieda perchè, in massima generale, quella cerimonia si celebrasse, facile è rispondere che con questo si contentava la superstizione del volgo, il quale voleva sapere assicurato l’esito felice della guerra, cui accingevasi il Comune; voleva sapere protette e favorite dagli Dei le sue armi. E così i magistrati soddisfacevano a questo desiderio, forse coll’intima speranza che, non meno che gli antichi Romani, le loro genti da quegli auspici traessero fede maggiore, maggior coraggio a difendere e ad onorare la Repubblica. Ma ahimè! questi loro voti segreti, se pur li formarono, furono pur troppo delusi dalla maggior parte dei condottieri e degli stipendiati. I quali non erano più cittadini che dovessero salvare la patria o con lei cadere, ma mercenarî, cui premevano egualmente Firenze ed i nemici di lei; erano genti, già avvezze al tradimento ed allo spergiuro che prestavansi a fare parata di sè in quel giorno

  1. Archivio storico italiano, serie I, tomo XV: Documenti per servire alla storia della milizia italiana dal XIII sec. al XVI raccolti negli Archivi della Toscana e preceduti da un discorso di Giuseppe Canestrini, pag. 149. — 1438, febbraio 19: «... Item i prediti ambassadori et Diexe de Balia... prometeno al dito signor Conte essere contenti ex nunc, che ad ogni sua volontà del prefato Conte el se possi scriver et intitulare capitanio generale della liga ... et ex nunc concedeno al prefato Conte tuti quelli honori, dignità et preminentie, che alchun altro capitanio generale, o locotenente, altra maggior dignità de officio potesse havere ....»,