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130 aneddoti e varietà

gendo in alto la testa mitrata. Attorno al bollo, in lettere bene impresse, leggiamo; Sigillum domini fratris Mansueti ordinis minorum Dei gratia episcopi aretini.

La parte incisa, come usavasi in quei tempi nei sigilli vescovili di persone o d’istituzioni ragguardevoli, è dorata a fuoco: la guasta ora una rottura, manifestamente causata da intensi colpi di martello dati di dietro, nella presa, affine di spezzare il bronzo. Ho poi osservato che tutti quanti i sigilli aretini di maggiore importanza, incisi nel secolo XIV, sono di una sola provenienza, e che, posto a raffronto con altri della collezione del Museo Nazionale di Firenze e del Museo di Arezzo, il nostro può essere uscito dalle mani di orafo senese anzichè fiorentino.

I documenti antichi non menzionano mai, per quanto io abbia ricercato, il nome di frate Mansueto prima che fosse eletto vescovo, dimodochè resta difficile rilevare donde ei venisse e per quali meriti giungesse alla dignità episcopale. Certo è che la sua elezione fu effetto dell’autocrazia dei Tarlati in Arezzo, favorita da Lodovico il Bavaro, dal quale avevano ottenuta speciale benevolenza dappoichè alla sua incoronazione in Milano vide accorrere con ogni onorificenza tutta la famiglia dei Pietramalesi.

Nel 16 ottobre 1327 moriva nel Castel di Montenero, sulle falde del Monte Amiata, il belligero vescovo Guido da Pietramala, dimesso e scomunicato siccome scismatico da Giovanni XXII. Nella civile signoria successegli Pietro suo fratello, detto volgarmente Pier Saccone, e nell’episcopato doveva stabilirsi Boso degli Ubertini eletto fin dal 1326 dal nominato pontefice. Ma il Pietramalese, avendo anche usurpate le rendite del vescovado, colla prepotente autorità di cui erasi investito, costrinse Boso a star lontano dalla propria chiesa. Questa opposizione era mantenuta non tanto dall’odio inveterato tra le due famiglie, sorto dopo la morte del prode Guglielmino degli Ubertini signore nel Comune e vescovo, quanto a cagione delle mene che Boso, mentr’era preposto della Cattedrale, aveva adoperate nella Curia pontificia1 onde abbattere la civile ed ecclesiastica potenza di Guido. E tanta indignazione ciò aveva prodotta, che gli Ubertini erano stati espulsi, e i loro beni confiscati e le loro case della città e del contado rovinate e di-

  1. Annales Aretini, 1324. (Muratori, R. it. scr. XXIV, 868). Restituisco il passo a più corretta lezione, secondo un esemplare autorevole ed antico. «Hoc tempore inceperunt Ubertini filii Biordi esse salvaces (sic) cum domino episcopo aretino, propter quod dominus Bosus prepositus aretinus fecit iter altero anno ad curiam romanam. Utinam a tuis missus!»