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114 | l'etimologia e la storia arcaica |
trovano sparsi1. Che se il numero dei derivati in -one risulterà nondimeno di gran lunga più scarso che quello delle voci dedotte con molti altri suffissi, non sarà da farne alcuna meraviglia, quando si consideri che in questa terminazione s’è a poco a poco fatto troppo vivo un senso da cui qui la mente rifugge, soffocando quelli che invece potevano promuoverne l’uso.
Con ciò eccomi condotto a domandarmi, con quale senso precisamente abbia Napolione ad esser stato adoperato in origine. Un puro e semplice equivalente di Napolitano io non ce lo saprei vedere. Che bisogno ce n’era mai? Verissimo che la coesistenza di vari aggettivi toponimici, è caso assiii frequente; e così s’avrà Ravennate e Ravignano, Sondriese e Sondrasco, Bormiese e Bormino, e via discorrendo. Ma questa molteplicità è in generale estranea al linguaggio reale; Ravennate, Sondriese, Bormiese, son forme unicamente letterarie, non altrimenti che il «Lucanus» di molti testi latini per Lucchese, e il «Bergomas», «Bergomensis», «Pergamensis», «Pergameus», per dire Bergamasco. Le eccezioni che si manifestino dovranno aver sempre un loro speciale perchè2.
Si potrebbe congetturare che anche nel caso nostro Napolitano fosse la forma tanto o quanto erudita, Napolione la forma popolare. E l’idea non rimane esclusa dal fatto che chi voglia essere proprio raffinato ricorra a «Neapolites», «Parthenopensis»3, «Parthenopaeus». C è grado e grado nella raffinatezza, come s’è visto testé anche nella figliolanza di Bergamo. Ma se così fosse, non saprei spiegarmi che Napolione non avesse lasciato tracce ben maggiori. Qualcosa di vero può qui contenersi, ma non tutto il vero. E allora?
È da considerare che i toponimici sono usati più dai forestieri che dagl’indigeni, a quel modo che il nome di ciascuno di noi è profferito senza confronto più spesso dagli altri che da noi stessi. E tra i forestieri son quelli di terre vicine che hanno le occasioni di gran lunga maggiori di servirsene, alla maniera stessa che noi ci si sente
- ↑ Quindi il nome si adopera sempre senza articolo, mentre, p. es., nella regione stessa si dirà costantemente la Torr, la Gesa, e, cosa ben più notevole, el Faid (Fagetum), sebbene Torr, Gesa, Faid, siano ora nomi di villaggi, e quest’ultimo neppur sopravviva nel suo significato originario.
- ↑ Un perchè dovrà esserci, ad esempio, per il Bergamino, che un tempo non significò Bergamasco solo nel senso affatto specifico in cui s’è ora irrigidito. Ved. Giorn. stor. della Letter. it., X, 50.
- ↑ «Agglerius Praesul Parthenopensis», dirà, per citare un caso, l’epitafio in tersi sul monumento eretto nel 1315 ad un vescovo dal suo successore.