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del nome « napoleone » 107

s’è visto, come abbiano a meritare specialmente d’essere segnalati gli esemplari che incontriamo nelle regioni dove il nome ci s’è affacciato più di buon’ora; quindi il Napolione e Napulione delle storie romanesche edite dal Muratori1, duplice rappresentazione di una stessa pronunzia.

Ed ora ritorniamo al problema dell’origine. Affrettiamoci a dire che la vecchia idea della composizione non s’avvantaggia per nulla dei Nepo- Nepu-, che s’incontrano tra l’altre forme del nome. Di questo Nepo sapremmo ancor meno cosa farci che del Napo, di cui s’ebbe a far gitte. Chi pensasse al nepos latino di caso nominativo, non solo concepirebbe un accoppiamento senza riscontro, ch’io sappia, nella nostra onomastica, ma si troverebbe subito a fronte la fonetica; poiché, se il nèpos è realmente riuscito a perpetuarsi tanto quanto ancor esso accanto al riflesso, di gran lunga più vigoroso, dei casi obliqui, esso suona allora nievo, non nepo. Solo arzigogolando fuor d’ogni probabilità, oppure se la composizione, contro ciò che i dati di fatto permetterebbero di supporre, fosse antichissima, il nepo si potrebbe giustificare.

Ma addentrandoci per quest’andito, ci sarebbe fors’anche il verso di riuscire ad un altro sbocco. Supponiamo che tra i Nepo– e i Napo- spetti ai primi il vanto della genuinità maggiore; o non sarebbe mai che Nepolione, donde poi, per attrazione analogica o per falsa etimologia che voglia dirsi, Nepoleone, fosse un derivato di Neopolo, sicché, senza averci nessun merito, finissero in fondo per trovarsi dalla parte della ragione gli autori della gherminella che s’è visto essere stata fatta al calendario2? La riduzione di Neo– a Ne– viene ad esser spiegata dalla tendenza a toglier di mezzo l’iato e dalla condizione di protonicità; e non sarebbe troppo dissimile da quella che ci dà Rimaggio, Ricorboli da Rio-maggio, Rio-Corboli3, mi’ padre da mio padre, Firenze da Fiorenze, e via discorrendo4. Quanto all’uscita, niente di più spiegabile

    tuttavia specialmente per notar ciò che mi fermo sopra questi casi. Mi ci fermo all’incontro per avvertire che anche Napoleono potè realmente aversi in certi luoghi. E doveroso lasciargli almeno socchiuse le porte là dove, come a Pisa ed a Lucca, si diceva comuno; tanto più doveroso quando, come segue nei Fragmenta Historiae Pisanae editi dal Muratori, accade altresì, per esempio, di abbattersi in un Maestro Falcono (R. It. Scr., XXIV, 660).

  1. Ant. It. M. Ae., III, 259.
  2. V. p. 6-7.
  3. Bianchi, La declinazione nei nomi di luogo della Toscana: nell'Archivio Glottologico dell’Ascoli, IX. 381, X, 327.
  4. Ved. Meyer-Lübke, Grammatik der Romanischen Sprachen, I, 288.