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96 l'etimologia e la storia arcaica

nonostante il lungo intervallo, quel medesimo Napoleone di Campiglia che nel gennaio del 1210 era stato con Ottone IV a Foligno e Città della Pieve1, e che sei mesi prima era a Poggibonsi con un legato dello stesso imperatore, cioè col Patriarca d’Aquileia2.

Nell’Umbria un frate «Nepoleus de Armansano» dovrebb’esser stato presente alla pubblicazione della singolarissima indulgenza che si sostiene concessa da Papa Onorio al Poverello d"Assisi per la sua Santa Maria degli Angeli3. E un Napoleone sbucherà anche dagli Abruzzi nel 12494.


  1. Boehmer. Regesta Imperii, ed. Ficker, a. 1198-1272. p. 106. n.° 344 e 346. Napoleone è tra i testimonii.
  2. Ficker. Urkunden zur Reichs- und Rechtsgeschichte Italiens, n.° 216. Anche qui Napoleone è testimonio. Riguardo alla possibilità, ed anche probabilità, che il Napoleone del 1244 sia sempre quello del 1209-1210. vuol notarsi che egli nella citazione di Federico è nominato secondo tra ben sei consorti, il che porta a crederlo uno dei maggiorenti della famiglia.
  3. Wadding, Annales Minorum, 2. ed. II. 57. Certe autorità alle quali il Wadding s’attiene, pongono il fatto nel 1223. mentre altre, seguite dal Papini, Storia del Perdono d’Assisi, Firenze, 1824, lo anticipano di sette anni (V. p. 10). Ma ben altre incertezze che questa minima della data precisa avvolgono l’indulgenza di Santa Maria. Lasciando stare il silenzio di trentacinque o quarant’anni che tien dietro alla pubblicazione, il fatto di un’indulgenza plenaria largita a una chiesuola da nulla, sia pure per un giorno solo dell’anno, quando una prerogativa cosiffatta non s’aveva ancora dalle tombe degli Apostoli, riesce incredibile. Mi si permetta di rinviare a un mio scritto nel Giorn. Stor. della Letter. it., VI, 153. Però, se Onorio avesse concesso, bisognerebbe dire ch’egli si fosse lasciata sfuggire la concessione irriflessivamente, cedendo all’impulso del momento, e non sarebbe punto improbabile che poi ritogliesse ciò che aveva dato. Ma sia di ciò quel che si voglia, e avesse pur anche a tenersi che nella storia di questa indulgenza, abbellita indiscutibilmente quanto mai dalla fantasia religiosa, ci fosse poco nulla di vero, ciò non farebbe niente per noi; giacché è chiaro come, quando più tardi si cercò di stabilire la realtà della cosa, non si dovette andar a prendere i presunti testimonii della pubblicazione altro che fra persone autenticissime, che ci fossero proprio potute assistere.
  4. Ficker, Op. cit., n.° 412. Il documento è datato da un «Figino» («apud Figinum»), che a prima giunta non andremmo di sicuro a cercare in territorio abruzzese. E una ragione per cercarvelo non sarebbe punto da sè un «index Amicus de Sulmona», che fa in esso trascrivere una lettera dell’imperatore Federico, colla quale gli si commette un incarico da adempiersi in territorio senese, che egli, impedito da altre incombenze imperiali, passa a un notaio di S. Quirico. Ma quando si vede essere di Sulmona anche il notaio estensore, bisognerà bene che ci si senta attirati verso quelle parti. E il