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la loggia di or' san michele 87

danneggiata o messa posteriormente, in modochè nemmeno l’edifizio stesso ci pone sulla via di una scoperta. Sarei veramente grata, se qualcheduno mi potesse dire a che cosa servivano quelle magnifiche sale dall’epoca del loro compimento fino al 1548, nel qual anno Cosimo I, Magnus Dux Hetruriae, ordinò che si stabilisse l’Archivio pubblico in quelle sale. L’ordine fu eseguito nel 1569, secondo l’iscrizione posta sopra la prima porta dell’ingresso: dell’ingresso dalla via Calimara, ben inteso. Da questa parte una scala un po’ incomoda, perchè piuttosto ripida, ma assai larga e ben illuminata ci porta per mezzo del tanto discusso e brutto arco saliente, appunto nei piani superiori, che servivano d’Archivio. Per aumentare i comodi e l’utilità del medesimo, vennero fatti i cambiamenti architettonici (il palco inserto, la parete che divide la sala superiore, creata per quel palco, in due parti ecc.) negli anni 1777 e 1787; i quali cambiamenti sotto altro punto di vista si sono provati tanto funesti. All’enorme peso de’ Protocolli notarili e dell’infelice muricciolo, oggi soprastante ai pilastri, le pareti, cominciarono a screpolare e non vi fu altro che traslocare l’Archivio notarile, il quale fino dal 1886 si trova nella via dell’Oriuolo.

E dal 1886 quelle sale sono di bel nuovo vuote e fuori d’uso. Quand’io, per esaminarle, vi entrai, mi senti assalita da una vera melanconia! eppoi mi venne l’idea: oh perchè non si adoperano, per esempio, per uso di Galleria? Sono lieta di poter dire che l’architetto del Duomo, il comm. Del Moro, ebbe la medesima idea e molto prima e molto più precisa di me. Già più di un anno fa, egli propose al Ministero, di esporre in queste vaste e ben illuminate sale i tanti e bellissimi arazzi, che negli armadi delle Gallerie fiorentine sono sottratti all’ammirazione degli intelligenti dell’arte. Non praticando nessuno quelle sale, ne risentono maggior danno che vantaggio, come ogni architetto confermerebbe.

Se si dovesse contentare il desiderio di molti amici dell’arte, cioè che il magnifico tabernacolo, il quale per la poca