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90 delle antiche relazioni

sero gli animi dei Fiorentini, che grande fu il numero di coloro che andavano a farsi segnare»1.

Ma il nome di Gerardo eletto arcivescovo di Ravenna non si ritrova nè negli annali nè nelle croniche dell’ordine Cistercense2.

Ad ogni modo Gerardo, lasciata la cura della sua diocesi ad un Alessandro vescovo di Forlì, parte a capo del naviglio veneto; libera Tiro mentre era per cadere nelle mani del Saladino, ma in quello che va contro a Tolemaide o S. Giovanni d’Acri, assalito dagli infedeli, muore combattendo sulla sua nave a dì 4 di ottobre dell’anno 1190, ed al suo lato cade anche Giovanni vescovo di Faenza.

Nell’archivio arcivescovile di Ravenna3 rimane l’atto scritto a Tiro il 2 di febbraio dell’anno 1189, pel quale Gerardo dona una panziera (unam Panceriam), parte dell’armatura di certo Guirisio Paganello morto in quella città, a più persone in comune, come ricordo della promessa che esse aveano fatta sotto pena di cento soldi di Lucca per ciascuna, di difendere la Chiesa di Ravenna da tutti i danni che avrebbe potuto arrecargli il Paganello o qualcuno de’ suoi successori. La panziera è data senza alcuna condizione: libere etiam vobis illam trado ad faciendum quidquid vobis ex ea placuerit.

Di Alberto da Imola, eletto arcivescovo di Ravenna dopo il 16 di gennaio dell’anno 1202, dice il Fabbri nelle Sacre memorie di Ravenna: «Egli è poi fama, e lo narrano le noslre istorie, ch’ei pure, ad imitazion di Gerardo, nutrendo spiriti militari, destinato fosse condottiere e capo dell’armata veneta che nuovamente allora erasi allestita contra i Saraceni, e così carco di meriti e di gloria, finì di vivere circa l’anno milledugentosette»4.

  1. Storie Fiorentine, Tom. I.
  2. Amadesii, Chronotaxim, Tom. III, pag. 19.
  3. Capsa G. N.° 2503
  4. Pag. 498.