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l’ultimo di detti anni si nota: «In questa sera si vidde illuminato tutto il campanile della Metropolitana, ed il pubblico reale palazzo, e vi si fecero i fochi di gioia:, e sopra la torre una macchina con fochi d’artificio bellissimi sbarri e di mortaletti per la fontione di venticinque in venticique anni»1.

Alla rassegna delle feste celebrate da’ Genovesi a commemorare i loro trionfi, non può essere conclusione più degna che il ricordo della liberazione della nostra città dalla tedesca oppressione a mezzo il secolo XVIII. Non è però del mio ufficio l’esporre ne’ suoi particolari questa pagina di storia della quale il popolo va tuttora giustamente superbo, ed al cui racconto s’infiamma sempre di patrio affetto e carità; ne è qui da descrivere il transito del troppo celebre mortaio per la via di Portoria, dove giunto per lo soverchio peso affondava; ne l’eroico garzone che scagliò primo il sasso e fu scintilla per cui divampò ovunque l’incendio. E neppure dirò delle quattro gloriose giornate (5, 6, 7, 10 dicembre) cui pose fine la decisiva battaglia, onde il nerbo fu combattuto nelle adiacenze di San Tommaso e alle falde de’ monti su cui torreggiano la chiesa di San Rocco ed il santuario intitolato alla Vergine Lauretana2. Bensì rammenterò come, in virtù d’alcuni prodigi onde corse rumore, ascrivendo la Repubblica alla protezione della Vergine stessa quella insigne vittoria che fu ammirata da tutta Europa, promovesse il voto (29 novembre 1747) per cui in ciascun anno, al ricorrere del 10 dicembre, i Collegi doveano recarsi in forma solenne a tener cap-

  1. Cerimoniali, Ms. Vol. VIII, pag. 31.
  2. Questo santuario, comunemente detto di Oregina, viene secondo alcuni così appellato dacchè gli scarsi abitanti del luogo veneravano quivi in antico una immagine della Vergine sotto questa invocazione (o regina). La chiesa poi fu costrutta fra il 1650 ed il 1655 dai Minori osservanti di San Francesco, con limosine raccolte da’ cittadini (Ved. Alizeri, Guida ec., Vol. II, pag. 1158).