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delle feste e dei giuochi |
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dal giogo di Francia, è senza fallo da ricordare la liberazione di Genova, impresa per gli eccitamenti di quel papa dai concetti magnanimi e compiuta per l’opera di Giano Fregoso che nella nostra città ebbe quindi il dogato Se non che il presidio francese, abbandonata la terra e discacciao dal Castelletto, erasi rinchiuso nella tremenda fortezza della Briglia che minacciosa ergevasi a Capo di Faro; la quale, per essere circondata da inaccessibili roccie, vano era il tentare di vincere altrimenti che con la fame. Il Doge la fe’ stringere pertanto da terra e da mare (1513), e ordinò grandissime diligenze perchè niun soccorso di munizioni o di viveri si appressasse alla rocca1. Ma quando gli assediati, ridotti allo stremo di tutte cose, erano presso a capitolare, ecco che una nave di Normandia, ripiena d’ogni sorta rinfreschi ed apparecchi di guerra, issato ad arte il vessillo genovese, passò in mezzo alla squadra nemica e diè fondo ai piè del Faro. Già per l’audacissimo inganno le speranze della vittoria che dianzi parea sì prossima erano ite in dileguo; allorchè Manuele Cavallo, uom popolare, propose al Senato di portar via quella nave prima che fosse giunta a sbarcare i soccorsi. Parve disperato il partito, ma si convenne tentarlo; onde il Cavallo, con trecento ardimentosi che gli si danno compagni, pigliato sollecito imbarco sovra un galeone, giunge in breve al luogo proposto, entrando con arte grandissima fra la nave ancorata e lo scoglio. Nè il grandinare delle pietre, nè il tempestare incessante delle artiglierie., ne rallenta i propositi; che,
- ↑ In una proposta (1513) fatta da’ Protettori di San Giorgio al Consiglio Generale delle Compere, per averne autorità di soccorrere alla Repubblica, si legge:« Ne pà che la citè non debia mai havei reposso se non se prende dicta lanterna (la Briglia), et a la fin dovei ese la totale ruina de questa citè» Onde «Sua Excelentia (il Doge), vista la gagiarda deliberation e lo bona animo demostrao per li citèm (cittadini), è stata contenta per suo debito promette et fa.... che quoquo modo si habia dicta lanterna, quella se debia ruina funditus, in modo che de ipsa sea levao la memoria» (Cancelleria dell’Archivio di San Giorgio).