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56 delle feste e dei giuochi

patria dagli attacchi nemici. Uscendo in campagna alzassero uno stendardo dove campeggiasse dall’una banda la croce, dall’altra l’immagine del Santo a cavallo in atto di ferirò a morte il dragone1.

Se non che le frequenti mutazioni di Dogi e di Governo, le contese dibattutesi accanitamente nei secoli appresso fra i nobili dei due Portici, furono cagione che l’ordine venisse in breve scadendo, ed anco si estinguesse di fatto innanzi il tramonto della Repubblica.

Ma in tema d’ordini cavallereschi gioverebbe forse meglio il rammentare quegli egregi che li guadagnarono in contrade straniere, per le imprese felicemente condotte sì in terra che in mare. Tuttavia non mi inoltrerò per questo campo; e solo basterà che s’accenni come Francesco I di Francia, volendo gratificare Andrea D’Oria de’ suoi tanti servigi, nell’agosto del 1527 gl’inviasse a Genova con apposito messaggio le insegne dell’ordine di San Michele. L’ammiraglio Andrea, scrive il Giustiniani, «ricevette questa dignità con gran solennità in la chiesa di San Lorenzo, e fece uno opulente e onorato convito a gran numero di gente»; ed inoltre rimeritò a sua volta il messo reale, conferendogli il comando di due galere2. Ma dopo la prevalenza spagnuola, si diè ben presto anche qui negli eccessi. Onde un acuto scrittore del

  1. Il P. Filippo Bonanni, nel suo Catalogo degli ordini equestri e militari Roma, 1711’, riporta, al num. 46, la figura di un giovinetto cavaliere di San Giorgio di Genova. L’insegna poi della croce vedesi riprodotta dal De Limieres, nel vol. VII del Supplement a l'Atlas Historique etc. (Amsterdam . 1720, pag. 104), nonché da Bernardo Giustiniani negli Ordini militari (Vol. II, pag. 749); ed è pari a quella degli altri ordini di San Giorgio d’Austria e di Montesa in Spagna.
    Un opuscolo stampato in Amsterdam col titolo di Regina Ligure, soggiunge che i cavalieri di San Giorgio solevano pure inquartare la croce anzidetta nelle armi di loro famiglia.’ Di queste dice inoltre che «se ne vedono hoggidi ancora; e ve n’è una in luogo assai conosciuto dalla città, cioè in una casa del marchese Spinola de Los Balbases, vicino a San Luca, in quella piazzetta di dove si va al Ponte dogli Spinoli; e vedesi ivi Tarma Spinola con croce rossa di sopra» (pag. 15).
  2. Giustiniani, II. 697.