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annunzi bibliografici 553

scrittori di quel secolo son documenti per la vita del Bonfadio e per la storia letteraria di una parte del secolo xvi, cresciuti di notizie per le illustrazioni del Belgrano. Fu anche il Bonfadio autore di versi, non d’ispirazione, ma di forme eleganti e con pensieri spesso gentili. E anche questi versi col volgarizzamento della Miloniana di Cicerone fanno parte del presente volume, che dovrebb’essere il principio d’una serie di ristampe a cui attenderebbe il Canepa con utilità delli studiosi, se fosse sicuro di non averne a tenere soverchiamente ingombro il magazzino. Troppo modesto il Belgrano, piuttosto che dettarci egli stesso una nuova vita del Bonfadio, ha ristampato le notizie scritte dal Tiraboschi nella Storia della letteratura Italiana. Si vede che negli Archivi Genovesi non s’è trovato alcun documento sulla cagione vera della condanna onde perdo la vita l’annalista; che diversamente siamo certi il Belgrano non avrebbe mancato di schiarire: dubbi confermando o distruggendo le congetture del Tiraboschi.

G.


I Conviti, Studi di Francesco Melzi. - In 8vo di pag. 66; Milano, tip. di Giuseppe Bernardoni, 1871.


È un saggio, lo dice l’autore stesso, d’un maggior lavoro. Credo che trovandosi egli fra mano i materiali che va apparecchiando, ne stendesse la presente scrittura per farne un regalo di nozze. Ci si vedono gl’indizi di buoni studi, ma anche di lavoro un po’ affrettato. Quando vi tornerà sopra, avrà di che ampliare le notizie e le considerazioni morali che ne derivano; ne ricaverà più argomenti per giudicare i tempi e gli uomini e paragonarli fra loro. Penso che avrà a modificare il giudizio sulla seconda metà del secolo xv, perchè appunto in quello splendore di lettere e d’arti, in tutta quella prosperità materiale, in quelle magnificenze de’ principi che colpiscono la immaginazione, erano i germi delle sventure che poi piombarono sull’Italia. Avendo documenti nuovi trovati da sè frugando negli archivi e nelle biblioteche, e riserbando quelli già trovati da altri per opera più estesa, non ha fatto parola del Convito e delle feste fatte in Pesaro nel 1475 per le nozze di Costanzo Sforza e di Cammilla d’Aragona, di cui pubblicò la bella e curiosa descrizione il consigliere Marco Tabarrini, nè de’ due conviti sontuosissimi fatti a papa Clemente V nel 1308 descritti da anonimo fiorentino, documento messo in luce da Gaetano Milanesi nel 1868. Nella stampa gli è sfuggito un errore di cronologia, dove parla d’un convito dato da Gian Galeazzo Visconti. Queste osservazioni abbiamo voluto fare con franchezza a chi dà speranza d’arricchire