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ANNUNZI BIBLIOGRAFICI





Rosario Gregorio e le sue opere. Discorso del professore Vincenzo di Giovanni. - Palermo, 1871.


Uno dei fatti più curiosi della storia letteraria del secolo passato è il codice arabo che il maltese abate Velia pretese avere scoperto, e che mons. Airoldi, giudice della monarchia sicula, fè stampare come appoggio a pretensioni regali contro i baroni di Sicilia. Il pubblico non solo, ma gravissimi dotti lo accettarono per farina schietta, fra cui basti nominare il Tichsen. Era invece un grossolano imbratto, e uno de’ primi che osasse dichiararlo tale, malgrado la pubblica opinione e la regia sanzione, fu Rosario Gregorio. Di questo ci dà una bella biografia il Di Giovanni, dove parte importantissima ha l’impostura del Velia. Del resto è noto, o forse non abbastanza noto, come l’autore delle Considerazioni sulla storia di Sicilia abbia trattato largamente, e ben più saviamente che non il Giannone, i vari punti che esprimono il diritto pubblico di quell’isola ne’ diversi tempi, laonde merita esser collocato fra migliori nostri storici.

L’elogio che ne fa il Di Giovanni è degno del lodato.

C. Cantù.



La Stela di Mesa re di Moab.


Le iscrizioni più antiche che s’abbiano in scrittura fenicia sono del terzo al quarto secolo a. C.; ascrivendosi al 335 la bellissima di