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50 delle feste e dei giuochi

riverenza della santa Croce digiunarono; e l’almiraute con l’armata navigò sino a Deva, dove alzò lo stendardo maggiore»1.

Pare che innanzi al 1282, il comandante di una flotta, qualunque tosse il numero dei legni, portasse titolo di ammiraglio, e perciò si arrogasse il diritto d’issare sulla capitana lo stendardo di San Giorgio. Ma i cronisti riferiscono, sotto l’anno predetto, alcuni provvedimenti emanai i dal Comune allo scopo evidente di crescere solennità e prestigio così all’ufficio come allo stendardo; giacchè stabilivano che a niuno fosse lecito l’intitolarsi ammiraglio, nè levare quel vessillo, se non comandasse una flotta di dieci galere almeno2. Vedesi inoltre che questa facoltà venne anche in progresso di tempo maggiormente ristretta; imperocchè scrive Giovanni Stella: Mos est apud Ianuenses nostros, quum exercitus nostri navigia bellica attingunt numerum vigintiquinque, creari et nominari Praesidem et Rectorem earum Admiratum3. La quale dignità d’ammiraglio, le patrie leggi intendeano poscia fregiare di precipua onoranza; laddove disponendo che nelle pubbliche cerimonie il Doge dovesse precedere solo a tutti i magistrati, e lo seguissero a pari

  1. Giustiniani, I, 381. Una somigliante cerimonia racconta lo stesso annalista aver compiuta nel successivo 1243 il podestà Manuele de’ Maggi, quando fu posta ad ordine un’altra flotta contro i Pisani (I, 391). La immagine di San Giorgio non era soltanto espressa a que’ tempi nello stendardo del nostro Comune, sì pure nel sigillo che adoperavasi in occasione di guerra. In un documento del 27 febbraio 1251, ove si eleggono Nicolò Grimaldi e Ansaldo Falamonica ambasciatori alla nemica città di Savona, il Podestà conclude: Et ut fides predictis plenior adhibeatur, presens instrumentum iussimus sigillo beati Georgii vexilliferi comunis Ianue communiri. (Fol. Not. Ms. della Civico-Beriana; Vol. II, Part. I, cart. 39 recto).
  2. Giustiniani, I, 483. Soleva eziandio lo stendardo di San Giorgio essere talvolta donato dal Comune in pegno di buona amicizia e di fede ai popoli che erano stretti con esso in lega. E così avvenne appunto nel 1255, quando fu donato a’ Lucchesi, disposti a muovere l’armi contro di Pisa (Id. ibid., 416).
  3. Muratori, XVII, 1289.