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della poesia di virgilio 513

Ascanio vesti distinte d’aureo ricamo, e una clamide frigia, nec cedit honori1 (locuzione che rammenta il senso di orrevole, usato dagli antichi Toscani, e ai montanini in quel di Pistoia tuttavia vivo); e gli dice: «prendi, figliuolo, anco queste memorie delle mie mani, e che a lungo ti sian testimoni dell’amore d’Andromaca, la moglie d’Ettore: ricevi i doni estremi de’ tuoi». Per primo saggio d’ospitale accoglienza, Didone manda alle navi d’Enea vesti di tinta superba lavorate con arte, grandi argenti per le mense, e cesellate in oro le forti imprese de’ padri2. Ilioneo reca, in nome d’Enea, a re Latino «in presenti piccoli avanzi dell’antica fortuna, salvati dalla patria già in fiamme; l’oro dal quale un dì il padre faceva libagione agli altari, lo scettro e la sacra tiara che Priamo portava, quando per consuetudine rendeva giustizia ai popoli convocati, e vesti, lavoro d’iliache donne3». Enea stesso (e quest’è il luogo che fermò il mio pensiero), per primo segno di gratitudine alla regina, fa da’ legni venire presenti sottratti alle iliache rovine, pallam gemmis auroque rigentem Et circumtextum croceo velamen acantho Ornatus Argivae Helenae4. Perchè mai portare con sè le memorie di donna che Enea riguardava come la Furia crudele e di Troia e di Grecia5? Non tanto perchè nell’eccidio estremo non v’era agio a discernere; non tanto perchè la preziosità delle vesti era stimata eredità delle case più ricche (e fin nella Grecia moderna, una famiglia agiata di Cipro, fuggendo dalla scimitarra ottomanna, portava in Italia camicie ricamate con tant’oro da averne campamento per tempo assai alla povertà intemerata); quanto perchè la bellezza dell’arte anco nelle opere femminili accresceva pregio alla comune e quasi sacra consuetudine del lavoro, che fa l’anima sana e riempie la vita. E forse che, alludendo agli abbigliamenti della donna venuta di Grecia, intendesse il poeta alla finezza dell’arte ellenica rendere onore; egli che, aspirando alle delizie campestri, non nomina nella

  1. E. 3.
  2. E. 1.
  3. E. 7.
  4. E. 1.
  5. E. 2.