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46 | delle feste e dei giuochi |
che il dì 21 di marzo dovesse annualmente celebrarsene la memoria portando un palio alla chiesa di san Benedetto di Fassolo.
Parrebbe che il popolo in ispecie prendesse parte a queste cerimonie, e vi trovasse quel pascolo che d’ordinano non manca alle pompe, nò mai si scompagna dalle moltitudini rumorose. Ma il Governo rifacendosi indietro sulle orme dei Bucicaldo, che per lo più si era chiarito ne’ suoi ordinamenti molto assegnato, avvisò come la consuetudine accennasse a trasmodare, e perciò tosse bisognevole non già d’ulteriori incitameti, ma di freno. Ora se il popolo avea volontà di darsi spasso, togliendone a pretesto la religiosa offerta de patii, sì lo tacesse, ma spendendo del proprio. Le quali cose considerate appunto da’ magistrati della Repubblica, addì 23 giugno 1407, uscì decreto quod palia, sive blavia, que de cetero deferentur ad ecclesias.... non possint deferri cum onere Comunis 1. Inutile è il dire come il decreto, concepito in questi termini così recisi, ebbe il suo effetto pienissimo. Le offerte si arrestano; né di palii fanno più memoria i cronisti.
Anche le paci strette fra’ popoli erano, a giusto titolo, argomento di comune allegrezza; come d’ordinario lo sono tuttavia a’ dì nostri. E però stimiamo che di frequente si rinnovasse quanto ricorda lo Stella sotto l’anno 1341, che cioè essendo tornati amici i Genovesi coi Pisani, entrambi con luminarie solennizzarono il lieto avvenimento per ben tre giorni nelle loro città2.
Fra le spoglie che nelle guerre solevano allora cercarsi con più cupidigia, ed essere come trofei recate dai conquistati paesi, erano gli oggetti sacri, ed in ispecie i corpi e l’altre reliquie de’ santi. Così Uberto D’Oria, battuta e presa la città di Canèa (1266), serbò per sé, come parte del bottino, una campana che volle offerta