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VARIETÀ



Concetto storico, civile e morale, della poesia

di Virgilio.


AL SIG. PROF. GUIDO FALORSI


D’un suo lavoro intorno a Virgilio.



I.


Non prima d’oggi mi giunge il libro di Lei; oggi stesso ne leggo quanto m’impone la dolce necessità di risponderle congratulando. Non c’è pagina dove non siano cose rettamente pensate in forma sua, e col suo proprio sentimento sentite, valenti a educare sentimenti gentili e pensieri fecondi. Avevo cominciato a segnare con crocellina le cose che di maggior lode mi parevano meritevoli; ma le crocelline son troppe già, e mi farebbero comentatore de’ concetti suoi tedioso. Dirò piuttosto le idee destatemi in mente da essi; delle quali talune svolgerà forse meglio, ad altre forse con ragione contradirà, il suo lavoro.

Non potevano i concetti di Platone a Virgilio non essere noti; e se noti, in gran parte accetti dicerto. Se Orazio, andando in villa, amava stipare Platona Menandro; or pensiamo Virgilio, che aveva udito un seguace d’Epicuro, ma certamente non era epicureo alla maniera d’Orazio. Quand’anco le tante tradizioni del mondo civile che Roma allora in sè confondeva, tributo di tanti paesi e di tanti secoli alla