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486 rassegna bibliografica

glia: che vi si vede il culto de’ morti celebrato col sentimento di una vera religiosità1; l’adorazione del fuoco, quale simboli di spiritualismo2; la vita pastorale a dimora fissa, con un principio di corporazione associata: ma non più caste o collegi di sacerdoti teocratici. Siccome predomina in quel culto l’adorazione del fuoco, così al fuoco, col nome di Dio sconosciuto, s’indirizza il bellissimo tra i loro inni; ove la luce è detta la signora nata del mondo, della quale si riempie il cielo e la terra; i quali per essa furono creati insieme alle acque cristalline; e della quale gli Dei medesimi invocano la benedizione; e la quale è detta persino i guardiano della verità. In quell’inno il vocabolo luce, senza tema d’ingannarsi, va inteso come corrispondente a quello di spirito; e vi si sente l’ispirazione delle primitive credenze religiose; e Dio vi è invocato creatore e ordinatore dell’universo, vendicatore de’ cattivi e rimuneratore de’ buoni. Se più tardi decaddero, e si diedero in braccio di un misticismo panteistico, gli è in seguito dello scadimento delle primitive credenze: che non è vero, come alcuni presumono, che le società si costituiscano nel culto di un naturalismo mitologico3. Una idea di sintesi – meno rare eccezioni, e forse perchè non è a nostra cognizione il periodo anteriore della loro storia – informa sempre la coscenza e il sentimento di un popolo giovane; e il culto de’ simboli mitologici non è se non posteriore, nè può aver luogo se non in seguito e per la corruzione; allorchè, come dice

    «Abbastanza sei stata la sua donna,
    «A lui che ti avea scelto e ti ha resa madre.

    «E indirizzandosi agli altri astanti, un amico del defunto pronunciava: «Profittate del tempo, godetevi quanti siete la vita. Il Creatore, il quale vi ama, vi promette di lunghi anni». E in seguito a qualche altra cerimonia: «Andiamocene, e si ripiglino le gioconde faccende della vita». Per il qual modo, osserva Max Muller, quel popolo otteneva che i funerali unissero più sempre fra loro gli uomini, e se ne stringessero viepiù i vincoli che collegano l’umanità a Dio benefico e misericordioso.

  1. «L’hymne qui chante sa gloire brille non-seulement par l’élégance, la gràce merveilleuse du style, mais par l’élément spiritualiste, par l’àme tout humaine qui y respire» (pag. 133).
  2. «La mythologie naturaliste n’est nullement la forme première de la religioni, ainsi qu’on te prétend souvent de nosjours. Une idée synthétique et unitaire la précède» (pag. 134-35).
  3. Pag. 135.