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rassegna bibliografica 481

in generale; per non rammentare qui gli elementi esterni, il clima, i vicini, e la sua posizione nel mondo»1. Così, in Cina, si trova il padre responsabile e solidale con tutta la famiglia di ciò che faccia un figliuolo; e che lo può vendere insieme alla moglie; mentre alla morte del padre tutta la famiglia deve osservare un lutto di tre anni, senza vino, senza carni, e senza attendere a’ negozi2. E così vi si trova il governo; non arbitrario, che dovea obbedire, se non a leggi, a regole fisse, tradizionali, gelosamente custodite dai Censori ma personale; e fanno capo all’imperatore, detto figlio del cielo, gli affari di tutte le amministrazioni; ed egli tiene la suprema giurisdizione nel civile e nel criminale; e gli spetta per sua lista civile la nona parte dei prodotti di tutto l’impero. E vi si trovano gli uffizi pubblici conferiti ai mandarini dopo tre esami pubblici, coli’ intervallo di tre anni dall’uno all’altro; al terzo de’ quali deve assistere l’imperatore in persona. Vi si trova che nessuno può essere mandarino, o uffiziale addetto al governo, nelle provincie e nel paese ove è nato, o ove ha l’abituale sua residenza; nè in una amministrazione unitamente ad altri suoi consanguinei; e che deve ogni tre anni essere traslocato. Vi si trova che nei loro cinque libri sacri, detti King, si fondano la storia, i costumi e le leggi chinesi3: nel primo de’ quali vengono registrate da antico le ordinanze de’ re; nel secondo si contengono argomenti di meditazione, tolti dal primo; nel terzo le preghiere del culto e le canzoni pe’ matrimoni; ogni anno l’imperatore aggiungendovi quelle poesie pubblicate nel frattempo, giudicatene degne; nel quarto gli usi e i rituali delle cerimonie; e nel quinto si tratta della musica: nei quali libri sacri vengono così ad essere registrate le regole d’ogni atto più intimo della vita di famiglia. E se ne genera quindi quella uniforme esteriorità, che toglie qualsiasi manifestazione spontanea; e la immobilità nelle istituzioni e nelle costumanze, che non si giunge a spiegare,

  1. Filosofia della Storia, Introd., pag. 48.
  2. E ne scrive il Balbo: «L’autorità esagerata del padre di famiglia,.... è resto dell’età patriarcale: e come tutti i resti di età troppo discosti, è piuttosto degenerazione che reliquia buona, piuttosto contrassenso, sconnettitura e disordine che ordinamento (Medit. XI, pag. 301).
  3. Ivi, Vol. I, pag. 117.