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rassegna bibliografica 469

il sacrificio spontaneo nel Cristo; e accettando una stessa rivelazione per tutte le religioni: completa e perfetta per la cristiana, monca e parziale per le altre; e rifiutando il soprannaturale nella storia1. Un Italiano, se non in Italia, quindici anni prima del Bunsen, nel Buono, aveva preso a svolgere il punto morale, anzi che il religioso, della filosofia storica. E scrivendo che la morale ha «per oggetto il maggior bene degli uomini, cioè la virtù, e sia la più importante delle scienze umane e costituisca la somma della sapienza»2; nota come siasene parlato abbastanza dal punto speculativo; mentre invece «le attinenze del Buono colla storia, che hanno pure dell’attrattivo assai, e sono di gran rilievo, vennero trascurate dai moralisti»3. Le quali attinenze del Buono colla storia volendo mettere nel debito rilievo, il filosofo italiano insegnava come si abbia a procedere armonicamente colla intuizione e colla riflessione; e giungere per tal guisa a darsi conto adeguato dei fatti sociali, i quali sono la estrinsecazione delle idee. Il Buono, a suo parere, è quanto di meglio rivela l’origine divina dell’uomo4. E il mondo delle nazioni essendo coordinato all’adempimento di un disegno provvidenziale, «il perfezionamento degli ordini terrestri, scrive Gioberti, mediante l’effettuazione successiva del tipo cosmico, scorre per le varie parti dell’Utile, del Bello, del Buono e del Santo, e comprende tutte le cose che dall’arbitrio umano in qualche parte dipendono»5. E ne giunge indi a questa conclusione, che non è se non un principio di storica filosofia: «Fra tutte le idee, la sola che abbia ragion di fine, è il bene; la sola che valga a costituire il fine ultimo, è il Buono. L’Utile, il Bello, lo stesso Vero, non possono per sé stessi servir di mira agli umani affetti, che

    questi sull’Occidente una influenza estesissima e di molta conseguenza» (Vol. I, Prolegomeni, pag. 20).

  1. Dell’opera del Dupuis: De l’origine des Cultes, a proposito dell’opera del Bunsen non occorre dar conto; come quella che parte da principii opposti, e ne viene a conclusioni puramente negative.
  2. Gioberti, Del Buono. Ediz. di Capolago, 1845, pag. 108.
  3. Lo stesso, ivi, pag. 109.
  4. «L’uomo è imagine di Dio, perchè ha uso di ragione, e gli rassomiglia, in quanto è capace di bontà» (Ivi, pag. 115).
  5. Ivi, pag. 259