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o all’altra che apre la porta della città di Dite nel nono canyo della Divina Commedia1.
La Sibilla, quale nella tradizione italiana l’incontriamo regina nel monte per cui vien rappresentato il mondo sotterraneo, non riesce nuova alla storia alemanna. Giacchè nell’antichissimo poema semidrammatico intitolato «der Wartbargkrieg», nel quale si celebra la contesa dei maggiori poeti del tempo creduta aver avuto luogo nei primi anni del dugento alla corte del Langravio di Turingia, là Sibilla in certo modo pare identica con Giunone, la quale ancora nel monte prende il posto di Venere o di Freya: prova evidente, sin a che punto gli attributi delle varie divinità sono facili a confondersi2. La mitologia germanica conosce anche la figlia della Sibilla, Felicia, ossia la Fortuna il cui antico nome tedesco «Vrau Saelde» venne latinizzato, al pari di quello di Freya trasformato in Venere, allorquando l’Olimpo greco-latino cominciò a gettare come un riflesso sulla poesia medievale. In altri modi ancora, la fama neoromantica dei monti Sabini ha trovato un eco nella Germania. Uno dei personaggi che hanno dato luogo alla storia di Fausto, è quel Georgius Sabellicus, di cui l’abate Giovanni di Trittenheim fece menzione nel 1507 come di un mago girovago. Nel Fausto di Goethe non si è dimenticato il necromante di Norcia, nè la virtù del monte, dove la natura quanto può dimo-
- ↑ Il racconto di Antonio de la Sale, autore di varie opere romanzesche, leggesi in un codice della Biblioteca di Borgogna di Brusselles. Il barone Kervyn de Lettenhove, editore dei Commentari di Carlo V ved. Arch. Stor. ital., n. s., Tom. XVI) ne ha dato un estratto: La demière Sibylle nei Bulletins de l’Acad. roy. de Belgique. Lettres. Anno 1862, pag. 64-74.
- ↑ Der Wartburgkrieg. ec. von Carl Simeock, Stuttg. 1858, pag. 110-114.
«Felicia, Sibyllä Kind,
Una Juno, die mit Artus in dem Berge sind,
Sie haben Fleisch wie wir und auch Gebeine».