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in lingua sarda 361

homines, omnes, frade, Francardu (Doc. I, lin. 1, 9, 11, 12, 13, 14), in Dodimūdu, scū, Xpu, hoīs, spu, per Dodimundum, sanctu, Christu, hominis, spiritu (Doc. I, lin. 15; II, lin. 4,5, 20, 32), in arm̃tariu, sũt, devert̃e, scõs, per armentariu; sunt, devertere, sanctos (Doc. II, lin. 14, 27, 31, 34), in apl̃os, evāgl̃istas, p̠ph̃as, per apostulos, evangelistas, prophetas (Doc. II, lin. 33), ec. Osserveranno che nella forma de’ segni di abbreviatura non si può fondare nessuna regola certa e costante per assegnare a ciascuno di essi un significato suo proprio, perchè essa varia secondo i luoghi ed i tempi diversi, vedendosi usati, ad esempio, ne’ diplomi imperiali del secolo XII i segni 8, s ad indicare comunemente quasi ogni omissione di lettere, come in psciverit, dno, scdm, fecint, obsvavabo, pdcm, tminu, epe, pcepto, ec, per presciverint, domino, secundum, fecerint, observabo, predictum, terminimi, episcopio, precepto1, mentre nelle carte de’ giudici di Sardegna del medesimo tempo e di tempo anteriore sono adoperati segni di abbreviatura di forma diversa da quella. E forse, senza guardare alla varia configurazione di questi, la quale potrebbe solamente porgere indizio della età delle carte antiche, vorranno ordinarli tutti in due classi, e chiamarli segni generali e particolari secondochè il loro significato è vario o determinato e immutabile. La qual distinzione avrebbe la sua ragione e il suo fondamento in questa regola generale, che mentre quasi tutti i segni di abbreviatura possono indicare omissioni diverse di lettere, alcuni di essi prendono un costante, certo ed invariabile significato, quando vanno accompagnati ad una lettera determinata; come avviene, ad esempio, del segno ı, che può sciogliersi in ihi, isi, ri, ui, ir, e che assume costantemente uno di questi suoi

  1. Diploma di Arrigo VI del primo marzo 1191, in Archivio di Stato di Pisa, Diplomatico, Atti pubblici.