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annunzi bibliografici | 347 |
tere morale; vediamo tutta una società che a poco a poco si dirozza, che si forma a una civiltà tutta sua propria, che si appassiona per istituzioni confacenti alla sua natura. L’ultima parte «Il trionfo» non è un racconto seguitato dal 1688 ai giorni nostri, ma un esame delle questioni che si sono agitate in questi due secoli. La stampa, i partiti, le condizioni della Chiesa rispetto allo Stato, la riforma elettorale danno all’autore argomento di osservazioni, di riflessioni, di giudizi opportuni. Conchiude con un capitolo in cui son delineati i caratteri speciali della Costituzione inglese.
Il signor Ricotti ha l’arte di attirare l’attenzione dei lettori. Egli dice tutto quello che è necessario e senza una parola di più: sa bene quello che dice, e appunto per questo i suoi libri son letti con frutto. Non si rinvolta fra le nebbie come certi scrittori che s’immaginano di far impressione con le astrattezze e con un gergo che probabilmente intendon poco loro medesimi. L’argomento che aveva preso a trattare è vastissimo: doveva riandare tutta la storia d’un gran popolo, la storia d’istituzioni che sono prese a modello da altre nazioni: né poteva farla intendere senza far conoscere tutte le circostanze per le quali gli ordini civili hanno preso incremento. Arrivati in fondo al suo libro tutta quella serie di cose, tutti quegli uomini ci si presentano al pensiero distintamente, senza la minima confusione: egli non si perde in vuote declamazioni; manifesta le sue opinioni politiche e i suoi giudizi sui partiti con calma e con dignità: gli ammaestramenti che ha inteso dare ai suoi concittadini resultano da tutto l’insieme delle cose discorse e dal modo dell’esposizione.
G.
La prima delle due Cronache contenute in questo volume fu pubblicata in latino dal Muratori nel Tomo XYI delli Scriptores. Qui è riprodotta nel volgarizzamento, di cui aveva dato notizia il Muratori stesso, e che si conservava inedito nella Biblioteca Nazionale di Napoli. La seconda, pure in volgare, che seguita il racconto del Castelli descrivendo le discordie cittadine e le calamità che da queste derivarono, viene in luce ora per la prima volta. Il canonico Finazzi, che da molti anni attende allo studio della storia della sua