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necrologia 337

ad investigarne i monumenti e ad illustrarli, a quando a quando pubblicando degli scritti che riferiremo da ultimo, acciocché non restino sconosciuti a chi desidera la letteraria di lui vita ricercare. E perchè non tanto degli edifizi che rammentano la vetusta grandezza di Fermo, quanto anche di coloro che la gloria ne rifiorirono, soccorresse una esatta notizia, dettò alcune viterelle, ove la materia esposta con chiarezza e garbo, dimostra se egli teneva in calere i pregi della nostra favella. E di tali qualità nel fatto dello stile e della lingua, come i restanti componimenti, così vanno fornite le sue iscrizioni, alcune delle quali, a mo’ d’esemplari, da persone intendentissime di simili faccende, Francesco Orioli, Terenzio Mamiani, Alessandro Paravia, Raffaele Notari, nelle raccolte loro vennero interserite. E, non uscendo del vasto campo della storia, discorse di cose attinenti all’antiquaria, dichiarando le monete antiche d’Ascoli-Piceno; alla quale dissertazione seguì l’altra sulle antiche ghiande missili o lanciabili, di cui aggiunse le interpretazioni e schiarimenti, che vennero commendati dagli archeologi nostrali ed estranei. Del nostro antiquario non cessarono qui le fatiche, il quale con l’avanzare dell’età sembrava crescesse di vigoria nel trattare de’ prediletti suoi argomenti; e non à molto, che mise a stampa una sua erudita dissertazione sulle monete gravi di Fermo, dove mai non sdimenticando quel procedere suo riguardoso e cortese, contraddisse a talune opinioni d’un illustre storico tedesco. Chiederò venia se un pocolino qui mi distendo. Il signor Teodoro Mommsen ritiene le monete ponderali, o gravi, fermane posteriori all’anno 490 dalla fondazione di Roma. Ma il nostro De Minicis, replicando che, se così camminasse la bisogna, i nuovi coloni dedotti nel Piceno non il sistema romano con l’asse d’oltre a dieci oncie; ma il decimale fermano, avrebbero accettato, mostrò chiaro che le siffatte monete furono gittate, innanzi che il Pi-