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318 | rassegna bibliografica |
titolo e por quali motivi: e Ottone II gli confermò tutti gli acquisti fatti, volendo con ciò mortificare i Veneziani, e impedire dio vottovaglie e merci fossero a questi mandate.
Giovanni ne fu contento perchè stava in lotta col doge di Venezia, e n’ebbe vantaggio finché successe in quel grado Pietro II Orseolo, principe savio e risoluto. Ottenuta la conforma dei confini antichi del dogado verso il regno d’Italia; cercato invano colle ambasciate e la mediazione acchetare il vescovo, a cui l’età non toglieva l’attività, impedì ogni commercio colla marca di Verona e coli’ Istria, finché, calato in Italia Ottone III, il 25 marzo 996 si venne a un accordo, ove Giovanni riconosceva i confini antichi del dogado, e si riapersero le comunicazioni. Puro le ostilità non cessarono che nel 98, quando l’Orseolo, illustrato dalle imprese nell’Istria e nella Dalmazia, accingeasi a ridurre colle armi a quiete l’impaurito vescovo.
Del quale le imprese guerresche furono più notevoli che le ecclesiastiche.
Di tutto ciò discorre il Kohlschütter trattando del doge Pietro Orseolo, e in modo più speciale e con singolare diligenza il Pellegrini, adducendo vari documenti, in parte ignoti e preziosi come sono tutti quelli anteriori al mille. Un fatto notevole in questi è che le molte persone ivi nominate non hanno cognome; l’hanno tutti i veneziani, come Pietro Centrando, Domenico Candiano, Pietro Gradonico, Orso Noeli, Orso Badoario, Maurizio Mauroceno, Domenico Carimanno, Domenico Orseolo, Domenico Matadoro, Domenico Mauro, Cipriano Bulzano, Giovanni Michaele ec.
C. Cantù.
Questo è il titolo d’un volumetto, pubblicato parecchi mesi or sono in Milano dall’avv. Andrea Angelini. L’argomento è grave, come il titolo suona; e l’A. dividendo in tre parti il