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rassegna bibliografica 309

Gl’inquisitori vedeano in ciò un’adesione alle eresie che professava la Giulia, e che a Vittoria le avesse comunicate il Polo. Il Carnesecchi al contrario spiega che ella soleva «con digiuni, cilici ed altre sorta di mortificazioni della carne affliggersi talmente, che era ridotta ad avere quasi la pelle in sull’osso, e ciò faceva forse per poner troppa confidenza in simili opere, immaginandosi che in esse consistesse la vera pietà e religione; e per conseguente la salute dell’anima sua. Ma poichè fu ammonita dal cardinale che ella piuttosto offendeva Dio che altrimenti con usar tanta austerità e rigore contro il suo corpo, conciosiachè prima dice S. Paolo ad Thimoleum che corporalis exercitatio admodo valet ad pietatem, essa signora cominciò a ritirarsi da quella vita così austera, riducendosi a poco a poco a una mediocrità ragionevole ed onesta».

Alle domande insistentemente fattegli sopra questa dama, il Carnesecehi risponde come la conoscesse e la frequentasse a Viterbo; e che il Polo «faceva professione di amarla ed onorarla come madre, e lei e converso teneva il cardinale per figliuolo, e come tale mostrò tenerlo in effetto, avendolo lasciato erede di 9 o lOmila ducati ch’ella avea sul monte della zecca di Venezia, i quali però furono da poi retroceduti e restituiti da quel signore alla signora Vittoria nepote della marchesa che fu maritata a don Garzia di Toledo, parendogli che, sì per la congiunzione del sangue, come per la similitudine del nome si dovessero a lei più che a nessun altro quasi haereditario jure; ed avendo S. S. Ill. voluto mostrarsi grato della cortesia ricevuta da quella signora, almeno con quello che lei gli aveva dato, non potendo col suo proprio, per esser povero cardinale in quel tempo».

Non si ricorda averli uditi «parlare d’altro dogma che di quello della giustificazione per la sola fede, proposizione allora non ereticale perchè non ancora condannata dal Concilio»: d’altra parte nella vita e nelle azioni sue ella mostrava tenere gran conto delle opere, facendo grandi elemosine ed usando carità universalmente con tutti, nel che veniva ad osservare e seguire il consiglio ch’ella diceva averle dato il cardinale; al quale ella credeva come a un oracolo, cioè che ella dovesse attendere a credere come se per la fede sola s’avesse a sal-